Ho origini friulane, da piccola ho vissuto per lunghi periodi con i miei nonni in un piccolo paese di montagna e come pet ho avuto un caprettino che correva con me in un prato senza confini. Ho imparato a riconoscere il trascorrere del tempo vedendo colori e sentendo profumi diversi a seconda dell’alternarsi delle stagioni. Ho camminato per strade sterrate a doppio senso senza marciapiedi, alle quali ho associato, per molto tempo, il senso di libertà. Per questo non riesco ad apprezzare il cuore pulsante della metropoli, mi risulta irrimediabilmente tachicardico. Sono passati molti anni, ma ancora non mi abituo a vedere il filo dell’orizzonte intrappolato tra case, palazzi, torri; il verde pubblico soffocato da umani tracciati, sordo al richiamo della natura; l’aria silente, orfana di profumi.
Eppure, apparentemente, sembra che nulla ci scalfisca. Ci alziamo al mattino, accompagniamo i bambini a scuola, andiamo al lavoro, spesso utilizziamo la pausa pranzo per fare la spesa, torniamo a casa, dopo aver fatto tappa in palestra, cuciniamo, rigoverniamo, controlliamo i compiti dei nostri figli, li mettiamo a letto e … se proprio non vogliamo addormentarci sul divano davanti alla Tv, ci mettiamo a stirare o a controllare le uscite del bilancio familiare. Mete …? Progetti …? Sogni …? Tempo e soldi a zero … Glab! Possibile che la vita sia solo questo …? No, no, abbiamo una bella famiglia, c’è la salute, in fondo non ci manca nulla! Il quadretto ti sembra impietoso o ti ci ritrovi …? Come criceti in gabbia, corriamo tutto il giorno nella nostra ruota, apparentemente appagati dalla sicurezza della ciotola a due scomparti: acqua e mangime. Da un recente studio socio-economico si evince chiaramente che, quella presente, è la prima generazione che ha, sia in termini finanziari legati al potere d’acquisto, sia in termini di prospettiva lavorativa, meno possibilità della generazione precedente. “E c’era bisogno dello studio?” mi dirai tu … “è sufficiente leggere un quotidiano o ascoltare un tg!” Vero, ma questi mezzi d’informazione riflettono il taglio politico dell’editore e sono percepiti dall’opinione pubblica, edulcorati e faziosi, perdendo parzialmente efficacia e credibilità. Uno studio risulta più asetticamente scevro da condizionamenti di palazzo, pertanto più attendibile. “Generazione dei mille euro”, “nuovi poveri” sono le categorie alle quali, insieme ad una porzione sempre più allargata della popolazione, sentiamo di appartenere. Psicologicamente, la mancanza di prospettiva è paralizzante e scatta la paura del futuro. Ciò che scrivo è frutto di esperienza personale. Ho smesso di avere paura del futuro, quando ho compreso che il mio futuro è la volontà di Dio per me, e quando ho realizzato che, se l’avessi seguita e compiuta, avrei raggiunto una meta straordinaria, sicura ed eterna: la Sua casa. Letto questo preambolo, il consiglio della Sua Parola può sembrarti una provocazione: “Non siate dunque in ansia, dicendo: “Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?” Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno.” (Matteo 6:31-34). Ed ancora: “Non temere, piccolo gregge; perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il regno. Vendete i vostri beni, e dateli in elemosina; fatevi delle borse che non invecchiano, un tesoro inesauribile nel cielo, dove ladro non si avvicina e tignola non rode. Perché dov’è il vostro tesoro, lì sarà anche il vostro cuore.” (Luca 12:32-34) Che fai, dunque? Accetti la sfida? Hai abbastanza fegato per darGli tutto il tuo cuore?