Una mattina d’inverno, in un aeroporto, molti passeggeri erano nella sala d’imbarco in attesa di salire sull’aereo che li avrebbe portati a casa. L’assistente di terra, una biondina pallida e gentile, aprì il check-in e tutti si s’incamminarono verso il bus che li avrebbe condotti ai piedi dell’aereo.
Espletate tutte le procedure, l’assistente e lo steward controllarono la passenger list e si accorsero che mancavano tre passeggeri: una donna e due uomini. L’assistente di terra, come da prassi, effettuò l’ultima chiamata prima del decollo, ma nessuno si avvicinò al suo desk. Il portellone dell’aereo stava per chiudersi, quando improvvisamente lo steward corse giù dalla scaletta verso il cancello della sala d’imbarco gridando a perdifiato i nomi dei tre passeggeri mancanti. Sempre gridando, entrò nel corridoio delle toilettes ed una donna elegante rispose: “Mi sto rifacendo il trucco, sto arrivando!” Uscendo, incontrò un uomo anziano con una gamba ingessata, il quale, saltellando malfermo sulle stampelle, lo scansò borbottando: “Ce la faccio da solo, ho fatto la guerra io…!” Voltandosi, vide un giovane su di una sedia a rotelle che, a sola forza di braccia, procedeva non senza difficoltà. Andò verso di lui, lo raggiunse e gli chiese: “Posso aiutarti, figliolo?” Il giovane, sorridendo, gli disse: “Certamente, grazie!” Lo steward allora, lo spinse fino alla scaletta, lo prese in braccio, lo fece salire sull’aereo e lo sedette al suo posto. Poi guardò ancora fuori un’ultima volta: nessuna traccia della donna elegante né dell’uomo anziano. Il portellone si chiuse e l’aereo si dispose al decollo, poiché il comandante non tollerava ritardi.
Questa è solo una storiella, tuttavia, senza essere irriverente, mi riporta alla mente Giovanni 10:1-18, il passo biblico delle pecore (passeggeri) e del Buon Pastore (steward); e mi piace pensare che il Padre possa essere rappresentato dal comandante…
“Io sono la porta, se uno entra per me, sarà salvato, entrerà e uscirà, e troverà pastura” (Giovanni 10:9)
Alessandra Protti