Tutti noi conosciamo la storia di Pinocchio. Se ci fermiamo un momento a pensare, ecco riemergere dai nostri ricordi d’infanzia, le figure del nasuto burattino, di Geppetto, della Fata Turchina, del Gatto e la Volpe, di Mangiafuoco, di Lucignolo, del Grillo Parlante… Alcuni personaggi contemporanei dello spettacolo hanno addirittura rivisitato il racconto in chiave moderna adattandolo ad un pubblico adulto. In una celebre versione televisiva di qualche anno fa, è presentato un episodio, sconosciuto ai più: quello delle pere.
Pinocchio ha fame e Geppetto gli offre quello che ha: delle pere. Pinocchio, dopo essersi lamentato della penuria di tale pietanza, in modo sgarbato chiede che gli siano sbucciate e Geppetto acconsente. Dopo aver mangiato le pere sbucciate, avendo ancora fame, Pinocchio mangia anche le bucce. Ti suona familiare? Dove hai letto qualcosa di simile? Ti aiuto: non si parla di bucce, bensì di ghiande… Ci sei? Ma certo! Luca 15:11-31: il figliol prodigo. Spesso anche noi, come Pinocchio ed il figliol prodigo, confondiamo desideri con bisogni e questo ci porta a comportamenti cristianamente errati. Talvolta, sebbene animati dallo zelo, ci creiamo false aspettative, alimentate da preghiere sterili, che, non potendo essere esaudite, producono in noi una pericolosa delusione, che può trasformarsi, nella peggiore delle ipotesi, in conseguenze definitivamente negative. Quante volte per giustificare un nostro desiderio pensiamo o diciamo: “Ne ho proprio bisogno!” Quante volte, ancora, per legittimare i nostri desideri pensiamo o diciamo: “il Signore conosce il mio bisogno e mi provvederà certamente!”, speculando la Parola: “Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?” (Romani 8:32), dimenticandoci spesso la prima parte di quest’altro versetto: “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto.” (Giovanni 15:7). Il figliol prodigo scambiò il suo desiderio, “la parte dei beni che mi spetta” (v.2), con il suo vero bisogno,“pane in abbondanza” (v.17). Quando comprese il suo errore? Quando “desiderò il vero bisogno”, al punto tale da accontentarsi del cibo dei maiali (v.16), che pure gli fu negato. Talvolta il Signore, sebbene non desideri farci soffrire, permette un’afflizione, a motivo della quale possiamo imparare ed essere rafforzati nella fede. Facciamo tesoro dei periodi di sofferenza, durante i quali riceviamo da parte del Signore istruzioni precise e preziose, per la nostra crescita spirituale a patto che il nostro orecchio sia attento ed il nostro cuore sia aperto a riceverle. Per raggiungere l’oasi quando siamo nel deserto, dobbiamo necessariamente affrontare un viaggio lungo e faticoso, e per arrivare integri alla meta senza cadere nella trappola diabolica dei miraggi, dobbiamo essere avveduti, presenti a noi stessi, e conformi alla Parola. Studiamoci di essere sempre al centro della volontà di Dio ed in comunione con Lui, affinché, anche noi, come Davide, possiamo affermare: “Il Signore è il mio pastore, nulla mi manca (…) Certo, beni e bontà m’accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa del Signore per lunghi giorni.” (Salmo 23:1-6)