Come ogni dicembre, puntualmente, è di nuovo “frenesia da Natale”! E’ cominciata la grande corsa alla ricerca del regalo giusto, degli addobbi più alla moda, del menù più raffinato per la cena della vigilia o del pranzo del 25! E come dimenticare viaggi e festeggiamenti di Capodanno? Anche il mondo religioso ufficiale cavalca l’onda dei buoni sentimenti natalizi in stile “italiani brava gente”, proponendo sottoscrizioni e donazioni d’ogni genere.
I messaggi che giungono dai mass-media, sono discordanti: da un lato, commercianti ed addetti al terziario più allargato, si lamentano della contrazione dei consumi e del conseguente calo degli acquisti; dall’altro, pare incoraggiante la notizia che, in tempo di crisi i prezzi siano in calo, perciò si sia invogliati a fare acquisti, e che le tredicesime saranno più pesanti. La tredicesima, dunque, sta per arrivare, ed essere spesa per soddisfare i desideri delle feste, per saldare rate di mutui e finanziamenti, e perché no, destinarne una parte anche ad una buona azione, per festeggiare, così, anche la coscienza. Questo susseguirsi di sollecitazioni esterne, mi ha fatto tornare alla mente una lettura cristiana di qualche tempo fa; l’argomento, infatti, è comune: trattava di investimenti, specificatamente di “decima”! Nelle Scritture, la decima è citata sia nell’Antico sia nel Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento è un comando di Dio, onorato da Abramo (Genesi 14:20; Ebrei 7:5) Giacobbe (Genesi 28:20); una precisa legge (Numeri 28:29; Deuteronomio 14:14) che, quando non è rispettata, suscita rimprovero (Malachia 3:10). Nel Nuovo Testamento assume dapprima un carattere discriminante tra valori materiali e spirituali; Gesù, infatti, pur non sottovalutando i primi, decreta l’assoluta indispensabilità dei secondi (Matteo 23:23; Luca 11:42; Luca 18:12). Successivamente, diventa un tratto distintivo del comportamento dei fratelli della chiesa apostolica, che insieme, crescono numericamente e spiritualmente (I° Corinzi 16: 1-4; Galati 6:6;9-10). Tuttavia, non è l’aspetto finanziario della decima, che in questa occasione, desidero prendere in considerazione, bensì quello temporale. Mi spiego meglio con una citazione: “Ricordo tuttavia che, come giovane credente, facevo miseri progressi nella vita spirituale, finché non accettai di dare a Dio la decima parte del mio tempo, il che corrisponde circa a due ore e mezza al giorno. All’inizio, anche avendo un grande desiderio di conoscere Dio, mi sembrava impossibile trovare tutto questo tempo in una sola giornata, ma in seguito, dopo mesi di esitazioni e conflitti, feci, a questo proposito, un patto con Dio. Sono ormai rentasette anni che Dio onora questo patto. Cominciai con fissare tre appuntamenti quotidiani con Dio: la mattina, il pomeriggio e la sera. Infatti, avevo notato nella Bibbia che Daniele si comportava così e che aveva preferito farsi gettare in pasto ai leoni, piuttosto che rinunciarvi, fosse anche per un solo mese (Daniele 6:6,10). Compresi che se il nostro corpo ha bisogno di tre pasti al giorno, la nostra anima ha altrettanto bisogno di tre incontri quotidiani con Dio e, conseguentemente, decisi di dedicare a Dio il tempo sufficiente perché potesse parlarmi. Mi riusciva difficile trovare il tempo per tre lunghi incontri e così, nel corso della giornata, prendevo un minuto da una parte, dieci minuti dall’altra, per completare la mia decima.” (da “Se tu vuoi andare lontano” di Ralph Shallis; Ed. Uceb). Seguendo la legge mosaica, l’Ebreo portava al tempio la decima parte di ogni sua rendita; pur essendo, il credente, libero circa le sue entrate, risulterebbe alquanto insensato offrire di meno. Nelle Scritture Neotestamentarie non troviamo, altresì, alcuna precisa indicazione circa la durata del tempo che è necessaria riservare a Dio. Se da un lato la libertà è assoluta, dall’altro, risulta evidente che, se amiamo Dio con tutto il nostro cuore, sarà naturale dedicarGli quanto più tempo possibile. Parafrasando il motto “il tempo è denaro”, possiamo ben comprendere che il tempo è il bene più prezioso che possediamo, infatti, se possiamo recuperare denaro perduto, un’ora sprecata è persa per sempre. Faremo bene, perciò, a risparmiare tempo prezioso da dedicare a Dio. Possiamo, pertanto, ben affermare, senza tema di smentita, che tutto ciò che offriamo a Dio, in termini finanziari e temporali, diventa un “deposito garantito ad interesse illimitato nella banca del cielo”, che un giorno saremo chiamati a riscuotere per l’eternità.