Ho letto un articolo su un settimanale che mi ha lasciato alquanto sconcertato, non tanto per la notizia, perché ormai l’argomento “omosessualità” non suscita più scalpore, ma per la sfrontatezza con la quale si chiama in causa Dio e la fede cristiana, senza conoscere veramente l’opinione di Dio. Si fa un gran discutere in merito agli atteggiamenti (scorretti e a volte anticristiani) dei tanti religiosi che, in nome di una nomenclatura imposta dalla propria denominazione (o setta) agiscono e reagiscono con violenza e a suon di “anatemi”. Ognuno è libero di pensarla come vuole. Qualcuno afferma che siamo liberi di esprimere il nostro pensiero come ci pare e piace, sono d’accordo, ma se la nostra libertà di pensiero deve essere avallata da quel qualcuno che chiamiamo in causa, allora, dobbiamo essere certi di conoscere il pensiero di questo qualcuno. Nel caso specifico, se vogliamo conoscere l’opinione di Dio, dobbiamo rivolgerci direttamente alla voce autorevole: la Bibbia.
Per non correre il rischio di cadere in perniciose e settarie interpretazioni, registreremo ciò che è scritto, senza togliere o aggiungere nulla. Prendiamo dapprima in considerazione l’opinione di Dio espressa nell’Antico Testamento: Levitico 18:22-25 “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole. Non t’accoppierai con alcuna bestia per contaminarti con essa; e la donna non si prostituirà ad una bestia: è una mostruosità. Non vi contaminate con alcuna di queste cose; poiché con tutte queste cose si son contaminate le nazioni ch’io sto per cacciare dinanzi a voi. Il paese n’è stato contaminato; ond’io punirò la sua iniquità; il paese vomiterà i suoi abitanti”.
Deuteronomio 22:5 “La donna non si vestirà da uomo, né l’uomo si vestirà da donna; poiché chiunque fa tali cose è in abominio all’Eterno, il tuo Dio.”
Vediamo cosa ci suggerisce il Nuovo Testamento: I Corinzi 6:9 “Non sapete voi che gli ingiusti non erederanno il regno di Dio? Non v’illudete; né i fornicatori, né gl’idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né i sodomiti.” Romani 1:26-27 “Perciò Iddio li ha abbandonati a passioni infami: poiché le loro femmine hanno mutato l’uso naturale in quello che è contro natura, e similmente anche i maschi, lasciando l’uso naturale della donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri, commettendo uomini con uomini cose turpi, e ricevendo in loro stessi la condegna mercede del proprio traviamento.”
Credo che quanto sopra sia sufficiente per farci comprendere il pensiero divino. Il tono è chiaro, perentorio, indiscutibile. Chi compie tali azioni commette peccato ed esso è punito dalla Legge di Dio, ma la Grazia di Dio interviene per darci una speranza. L’Apostolo Paolo elenca questo peccato tra tanti altri (anch’essi disprezzati da Dio) come l’effetto di una forza alla quale l’uomo naturale non sa resistere essendone completamente schiavo. Infatti, egli scrive ai
Romani 7:14-23 “Noi sappiamo infatti che la legge è spirituale; ma io son carnale, venduto schiavo al peccato. perché io non approvo quello che faccio; poiché non faccio quel che voglio, ma faccio quello che odio. Ora, se faccio quello che non voglio, io ammetto che la legge è buona; e allora non son più io che lo faccio, ma è il peccato che abita in me. Difatti, io so che in me, vale a dire nella mia carne, non abita alcun bene; poiché ben trovasi in me il volere, ma il modo di compiere il bene, no, perché il bene che voglio, non lo fo; ma il male che non voglio, quello fo. Ora, se ciò che non voglio è quello che fo, non son più io che lo compio, ma è il peccato che abita in me. Io mi trovo dunque sotto questa legge: che volendo io fare il bene, il male si trova in me. Poiché io mi diletto nella legge di Dio, secondo l’uomo interno; ma veggo un’altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente, e mi rende prigione della legge del peccato che è nelle mie membra.” Quindi, se come uomo razionale, desidero fare il bene ma non ci riesco a motivo della schiavitù alla quale sono sottoposto, io non ho alcuna colpa. Effettivamente, Dio non imputa la colpa a chi si trova in tale condizione, ma condanna l’artefice di tale condizione: il diavolo, Satana. Dio ama il peccatore e odia il peccato. Non di meno chi si trova schiavo del peccato ha bisogno di essere liberato, emancipato, giustificato. Quando “eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi” (Romani 5:6),Cristo è venuto per perdonarci dai peccati commessi e per liberarci dalla schiavitù del peccato. Ciò significa che la colpa ed il giudizio, a seguito del nostro peccato, sono stati caricati su Gesù e che tramite la Sua morte sulla croce ha sconfitto il dominio del peccato esercitato sul peccatore. Coloro che sono schiavi dell’omosessualità che, senza mezzi termini, vogliono liberarsene, possono accettare l’amore di Dio: “Infatti Iddio non ha mandato il suo Figliuolo nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui” (Giovanni 3:17), ed insieme all’Apostolo Paolo e a noi, un tempo peccatori, salvati per fede, potranno dire: “Misero me uomo! chi mi trarrà da questo corpo di morte? Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io stesso con la mente servo alla legge di Dio, ma con la carne alla legge del peccato” (Romani 7:24-25).