In tutta la creazione c’è l’espressione dell’intelligenza e sapienza di Dio. Alla fine del sesto giorno, contemplando l’opera, Dio si compiacque poiché “tutto era buono”. Osservando però, avvertì che all’uomo (ebraico “ish”) mancava qualcosa. Avergli assegnato autorità su tutta la creazione per goderla, amministrarla, sottoporsela e custodirla non era sufficiente per rendere pienamente felice la Sua creatura. Dio ritenne opportuno affidargli un’adeguata compagnia e disse: “Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che gli sia convenevole” (Genesi 2:18) e gli affiancò la donna (ebraico “Ishah”, cioè completamento di “Ish”). A differenza della femmina dell’animale che aveva la funzione di “produrre secondo la sua specie” (Genesi 1:22-25), la donna avrebbe dovuto essere di supporto e di completamento dell’uomo. Senza la donna l’esistenza dell’uomo sarebbe stata vuota e incompleta. Di fronte a tanta bellezza e grazia l’uomo esclamò: “Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne”. L’Eterno ratificò: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua moglie, e saranno una stessa carne” (Genesi 2:23,24). Nel piano divino l’uno si completa nell’altra e l’altra si fonda nel primo. In questo disegno l’uomo trova nella donna un aiuto convenevole (idoneo ai suoi bisogni, conveniente per la sopravvivenza) mentre la donna trova rifugio e sostegno. L’uomo fu fatto dalla polvere (segno della sua sottomissione a Dio) e la donna fu formata da una costola di lui (segno della sua dipendenza dall’uomo poiché deriva dall’essere già formato). Ciò non significa che la donna sia un complemento ma il completamento, senza il quale l’uomo sarebbe infelice. Continuando nel Suo piano, Dio diede alle Sue creature l’ordine di crescere, moltiplicarsi, dominare e amministrare tutta la creazione. Non lo disse solo all’uomo ma a entrambi: “Ecco, Io VI do…” (Genesi 1:27-29). Vanificare questo disegno di collaborazione, significherebbe vanificare il capolavoro di Dio: il matrimonio. In questa istituzione Dio vuole che le sue creature si completino, l’uno nell’altra, in un triplice scopo: spirituale, emozionale, fisico.
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