12. ULTIME RACCOMANDAZIONI (seconda parte) Capitolo 5:7-20

PregareSOPPORTARE LA SOFFERENZA (vv. 7-11). Che ci piaccia o no, quando Dio permette l’afflizione nella nostra vita, siamo costretti a sopportarla. Non abbiamo scelta! Anche se a volte non siamo responsabili delle nostre sofferenze, siamo sempre responsabili delle nostre reazioni. L’Apostolo Giacomo ci esorta non solo a non accettare passivamente la sofferenza, come se fosse un danno irreversibile ed infruttuoso, bensì a considerarla come uno strumento di edificazione spirituale al fine di sviluppare e mantenere ciò che spesse volte manca: la pazienza. La parola pazienza ha origine dal latino volgare patire e dal greco pathein e pathos, dolore corporale e spirituale. La pazienza è la facoltà umana di rimandare la propria reazione alle avversità, mantenendo nei confronti dello stimolo un atteggiamento neutro. La pazienza è una qualità e un atteggiamento interiore proprio di chi accetta il dolore, le difficoltà, le avversità, le molestie, le controversie, la morte, con animo sereno e con tranquillità, controllando la propria emotività, perseverando nelle azioni e, soprattutto, confidare nell’amore di Dio. È la necessaria calma, costanza, assiduità, applicazione senza sosta nel fare un’opera o una qualsiasi impresa. Quanto spesso perdiamo le staffe dinanzi le divergenze e le difficoltà! La sofferenza è un efficace strumento che ci aiuta ad ottenerla. L’Apostolo Pietro, di pari consentimento, la elenca tra le “conquiste” spirituali che ogni cristiano dovrebbe procacciare e realizzare II Pietro 1:5-7 … voi, per questa stessa ragione, mettendo in ciò dal canto vostro ogni premura, aggiungete alla fede vostra la virtù; alla virtù la conoscenza; alla conoscenza la continenza; alla continenza la pazienza; alla pazienza la pietà; alla pietà l’amor fraterno; e all’amor fraterno la carità, mentre l’Apostolo Paolo la cita come un elemento del frutto dello Spirito Santo Galati 5:22 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo e un “capo di abbigliamento” che serve a rivestire la nostra nuova natura Colossesi 3:12 Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. La mancanza di pazienza è, talvolta, origine di malintesi e contese. Essere reattivi ad ogni contrarietà non ci permette di valutare con obiettività il problema, rischiando di fraintendere le parole e incrinare un rapporto (v. 9). Molto probabilmente l’Apostolo fu testimone di qualche contesa tra fratelli causata da troppo zelo. Prima di parlare dovremmo riflettere con attenzione alle reazioni e prima di reagire dovremmo assicurarci di aver compreso bene sia le parole udite sia i contenuti e lo “spirito” con cui sono stati esposti. È bene “pesare” le parole ma è anche bene non essere troppo permalosi e suscettibili. Quindi, pazienti nelle relazioni personali, nei confronti della vita in generale e, soprattutto, pazienti nell’attesa del ritorno di Gesù. Giacomo usa la metafora dell’agricoltore che, dopo aver fatto tutto ciò che gli compete, non può far altro che aspettare che il seme muoia e porti il suo frutto nella stagione giusta I Corinzi 3:6-7 Io ho piantato, Apollo ha annaffiato, ma è Dio che ha fatto crescere; talché né colui che pianta né colui che annaffia sono alcun che, ma Iddio che fa crescere, è tutto. Nell’attesa dobbiamo assicurarci di fare continuamente il nostro dovere e farci trovare pronti per l’arrivo dello Sposo. I tempi del Suo ritorno sono conosciuti solo dal Padre, a noi il dovere di vegliare. Quest’attesa potrebbe sembrare inutile, in realtà è dimostrazione di fiducia nell’opera e nella misericordia di Dio il quale, a suo tempo ce ne darà la giusta ricompensa (v. 11) e di misericordia per quanti sono sulla via della salvazione II Pietro 3:9 Il Signore non ritarda l’adempimento della sua promessa, come alcuni reputano che faccia; ma egli è paziente verso voi, non volendo che alcuni periscano, ma che tutti giungano a ravvedersi.

DELLE RELAZIONI TRA FRATELLI (V. 16; 19-20) L’essere “comunità” implica anche la convivenza con persone di qualità diverse nel carattere, moralità, estrazione sociale, cultura e maturità spirituale. Alcuni sono meravigliosamente proiettati al raggiungimento della perfezione spirituale ottenendo vittorie e soddisfazioni nel Signore. Vi sono i deboli che vogliono crescere e quelli che non vogliono crescere. Vi sono, ahimè, anche altri che continuano a “zoppicare” e che rallentano la crescita della chiesa II Timoteo 2:20 In una grande casa non ci sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma anche vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli altri a un uso ignobile. Il “forte” non è autorizzato a giudicare ma a pregare per i deboli e a vegliare affinché egli stesso non sia soggetto a cadute Romani 14:4 Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone, ma egli sarà tenuto in piedi, perché il Signore è potente da farlo stare in piedi. L’Apostolo Giacomo invita la Chiesa ad esercitare la misericordia e la tolleranza verso costoro e a essere un esempio Tito 2:7 presentando te stesso in ogni cosa come esempio di opere buone; mostrando nell’insegnamento integrità, dignità,

La parola “stolto” è citata ben 74 volte nella Bibbia (versione N.R.) ed è paragonato a colui che è schiavo del peccato e non ha alcuna possibilità di uscirne fuori se non con l’intervento dello Spirito Santo. Per costoro la riprensione ha poco effetto Proverbi 10:8 Chi ha il cuore saggio accetta i precetti, ma chi ha le labbra stolte va in rovina; pertanto, l’unica azione possibile ed efficace è la preghiera e la testimonianza. Tolleranza, però, non significa complicità o attenersi ad un comportamento di compromessi. Chi pecca deve sapere che non è approvato da Dio e nemmeno dalla Chiesa I Corinzi 5:11 … ma quel che v’ho scritto è di non mischiarvi con alcuno che, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, o un avaro, o un idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un rapace; con un tale non dovete neppur mangiare, ed ancora I Timoteo 5:22 Non imporre con precipitazione le mani ad alcuno, e non partecipare ai peccati altrui; conservati puro. Pertanto, vegliando sulla nostra condotta e pregando per coloro che vivono ancora nelle tenebre parziali, possiamo essere strumenti validi per la loro conversione e salvezza della loro anima. Ciascuno di noi è guardiano del proprio fratello e non siamo chiamati a giudicarci ma ad amarci pur rimanendo integri nella santità.

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