Perdonati…perdoniamo!

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dalla predicazione del 31 Gennaio 2010

“Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. Sopportatevi gli uni gli altri e perdonatevi a vicenda, se uno ha di che dolersi di un altro. Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi.” (Colossesi 3:12-13)

Talvolta rimaniamo vittime di offese. Quando tali offese provengono da persone a noi care, ne rimaniamo davvero colpiti. Ancor più scossi, se a recarci offesa sono i nostri fratelli in Cristo. Come comportarci dunque? Come riuscire a superare sinceramente la lotta interna e spirituale tra il desiderio umano di vederci riconosciuta una legittima giustizia ed il consiglio della Parola di Dio che ci raccomanda di perdonare? Perdonare… per donare…per fare dono…dare gratuitamente. Ecco la chiave! Possiamo dunque affermare che il perdono è un dono. Noi abbiamo ricevuto questo dono nel momento in cui abbiamo riconosciuto Gesù come nostro personale Salvatore.

Siamo perdonati a motivo del sacrificio al Calvario. E più viviamo con sofferenza l’offesa che abbiamo arrecato a Dio con il nostro peccato, più comprendiamo l’immensa valenza del perdono ricevuto e più possiamo offrirlo al nostro prossimo, ancor più al nostro fratello in fede. La facoltà di perdonare è dunque direttamente proporzionale alla realizzazione del perdono di Gesù: tanto più realizziamo tale perdono, più ne gustiamo i benefici e più desideriamo che anche gli altri lo possano ottenere. Noi siamo proprietà di Dio e, se non ci rispettiamo a vicenda, facciamo ben poca stima di tale proprietà; se è vero com’è vero, che Gesù ha offerto a tutti perdono, e di conseguenza salvezza, non può essere accettabile da parte nostra, non comportarci allo stesso modo. Leggiamo in Luca 7:47: “Perciò, io ti dico: i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato; ma colui a cui poco è perdonato, poco ama”. Il perdono è dunque un atto d’amore e tale dinamica è volta a tre direttrici, diverse eppure inscindibili: verso Dio, verso noi stessi, verso il destinatario terzo del nostro agire. Verso Dio: Datosi che Dio è amore ed il perdono, un atto d’amore, perdonandoci vicendevolmente e portando i pesi gli uni degli altri, rallegriamo il cuore di Dio. Verso noi stessi: leggiamo in Marco 11:25: “Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate; affinché il Padre vostro, che è nei cieli vi perdoni le vostre colpe”. I primi beneficiari del nostro perdono, dunque, siamo noi stessi, poiché, quand’anche chi ci avesse recato offesa, rimanesse passivo e recriminante, noi saremmo ristorati, riappacificati ed al riparo da sentimenti di rancore, facilmente tramutabili in astio, odio e addirittura pazzia. Verso chi ci ha offeso: Erigere un muro che ci separi da chi ci ha offeso è atteggiamento sterile e talvolta addirittura controproducente. Buono è invece, adoperarsi alla costruzione di un ponte verso la riconciliazione. Leggiamo in Romani 12:14;17;21: “Benedite quelli che vi perseguitano; benedite e non maledite.(…) Non rendete ad alcuno male per male; cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini. (…) Non essere vinto dal male, ma vinci il male con il bene”.  Non possiamo affidarci ai sentimenti per essere approvati alla presenza di Dio; dobbiamo necessariamente confrontarci con la Sua Parola. Di fronte all’offesa subita, un altro atteggiamento ambiguo è l’attendere che il tempo funga da medico, nel tentativo di dimenticare ed andare oltre. Dio non ha vuoti di memoria! Egli non può giustificare né dimenticare il peccato. Al peccato segue il giudizio, al giudizio segue la sentenza e la conseguente comminazione della pena. Ciò che cambia è il soggetto espiante la condanna: siamo perdonati e salvati per grazia a motivo dell’espiazione vicaria di Gesù Cristo. Leggiamo in Atti 2:37-38: “Fratelli, che dobbiamo fare?” E Pietro a loro: “Ravvedetevi e ciascuno di voi sia battezzato nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati” ed ancora in Atti 3:19: “Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro”. Non dobbiamo dunque attendere che i nostri sentimenti si affievoliscano, bensì agire su di essi con l’obbedienza; così come non possiamo dimenticare che Gesù abbia pagato per noi, non possiamo dimenticare l’offesa, bensì siamo chiamati a fare esperienza e a perdonare. Il perdono è dunque un atto volontario, deliberato, di ubbidienza; nella preghiera modello, Gesù c’insegna: “E perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ai nostri debitori” (Luca 11:4). Come Gesù, nel Getsemani, rinunciò a se stesso, in ubbidienza a Dio Padre, per il nostro perdono e la nostra salvezza, anche noi, per avere la Sua approvazione, siamo chiamati a rinunciare al nostro diritto. Iddio ci faccia grazia di comprendere ed accettare la Sua volontà e ci aiuti perdonare! Viviamo giorno per giorno la realtà del perdono dei nostri peccati e, ripieni del Suo amore, grati per averci perdonati col Suo sacrificio espiatorio, prima ancora di aver confessato i nostri peccati, saremo in grado di offrire il nostro perdono a quanti ci hanno offesi.

Pastore Raffaele Lucano

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