L’esame di un missionario

Alle tre di un freddo mattino, un candidato missionario si presentò alla porta dell’esaminatore. Lo s’introdusse nello studio, dove attese fino alle otto per il colloquio. Un uomo anziano, si presentò, dunque, per fargli delle domande.
“Sai scrivere?” “Si!” rispose il missionario.
“Allora scrivi: pane.” Egli lo scrisse.
“Conosci i numeri?” “Si!”
“Quanto fa due per due?” “Quattro!”
“Splendido!”, disse l’anziano, “Credo che tu abbia superato l’esame; ci vediamo domani, davanti alla commissione.”

Il giorno dopo l’anziano presentò il resoconto del colloquio: “Questo giovane ha tutte le qualifiche per diventare missionario. L’ho provato prima nella rinuncia di sé, facendolo venire a casa mia alle tre del mattino, ed egli ha lasciato il suo letto caldo per uscire al freddo senza lamentarsi. L’ho provato poi sulla puntualità, ed egli si è presentato puntualmente. L’ho provato anche nella pazienza, lasciandolo aspettare per cinque ore, dopo che era arrivato. L’ho provato inoltre nel temperamento, e non si è alterato, non mi ha nemmeno chiesto il motivo del mio ritardo. Infine l’ho provato nell’umiltà, facendogli delle domande alle quali, anche un bambino di cinque anni avrebbe saputo rispondere, ma egli non si é per nulla offeso.
Questo è il tipo d’uomo che diventerà un buon missionario.”

“Così, anche voi, quando avrete fatto tutto ciò che vi è comandato, dite: Noi siamo servi inutili; abbiamo fatto quello che eravamo in obbligo di fare” (Luca 17:10)

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