I Re – 6) Nadab: una morte annunciata

albero sradicatoLettura da 1 Re 15:25-34

Nel secondo anno del regno di Asa (re di Giuda) appare sul palcoscenico della storia di Israele, Nadab (il cui nome significa liberale, generoso), figlio di Geroboamo il ribelle. La sua è un’apparizione fulminea, dura solo due anni e muore assassinato. Non si sa altro della sua vita di monarca così come sappiamo poco del suo carattere morale. Sappiamo solo che calcò le orme malvagie del padre e si attirò l’odio di tutto il popolo. Baasa, dopo aver cospirato contro il malvagio re, gli successe.

Cosa possiamo imparare da questa “comparsa”? Quando si vuole ottenere prosperità con l’inganno, menzogna e prevaricazione, essa ha poca durata ed è foriera di gravi conseguenze. Questo è particolarmente vero per quanti hanno a che fare con l’opera di Dio. Il primo re di Israele, Geroboamo, capo della sedizione, ottenne il trono a seguito della ribellione del popolo che causò la scissione della nazione in due popoli: Giuda e Israele. Su quest’ultima fu fatta la profezia di un regno di breve durata e di grandi tribolazioni.

1 Re 14:15-16 “E l’Eterno colpirà Israele, che sarà come una canna agitata nell’acqua; sradicherà Israele da questa buona terra che avea data ai loro padri, e li disperderà oltre il fiume, perché si son fatti degl’idoli di Astarte provocando ad ira l’Eterno. E abbandonerà Israele a cagion dei peccati che Geroboamo ha commessi e fatti commettere a Israele”.

Mentre il regno di Giuda prosperava, Israele arrancava. A differenza della stabilità del regno di Giuda, nello stesso periodo del re Asa (trentanove anni), il regno di Israele passò in sei, sette mani diverse. L’ambizione, l’orgoglio e i personalismi generano divisioni e contese; sempre, in qualsiasi forma di governo e circostanza. Ancor più vero in una chiesa in cui la regola deve essere la stima, il rispetto reciproco tra fratelli e la sottomissione all’autorità della Parola di Dio. Una serena vita comunitaria è di fondamentale importanza non solo per la reciproca edificazione ma, soprattutto, per onorare la presenza di Gesù nel suo mezzo

Matteo 18:20 “Poiché dovunque due o tre son raunati nel nome mio, quivi son io in mezzo a loro”.

La convivenza, però, ci costringere a “giocare a carte scoperte” perché, inevitabilmente, si evidenziano i lati positivi e negativi del carattere di ciascuno. Fintanto che le problematiche non toccano l’intimo della nostra personalità, si mantiene un atteggiamento cordiale ma se ne siamo coinvolti e ci richiamano a responsabilità, bè è tutt’altra storia. Gesù stesso ha dichiarato che è impossibile che non succedano “scandali” (dal latino tardo scandălum, «ostacolo, inciampo, insidia», ovvero “Turbamento della coscienza e della serenità altrui, provocato da azione, contegno, fatto o parola che offra esempio di colpa, di male o di malizia”), ma guai a colui che ne è l’artefice

Luca 17:1 “(Gesù) Disse  poi ai suoi discepoli: È impossibile che non avvengano scandali: ma guai a colui per cui avvengono!”

Quando si porta in chiesa il malumore, la noia, l’indifferenza, la critica o, in altre parole, quando regna il materialismo al posto della spiritualità, allora nascono tanti “Geroboamo” che generano contese e divisioni. Sebbene per un tempo tollerate dal Signore, queste persone non hanno vita facile e durevole

Matteo 13:28-30 “Ed egli disse loro: Un nemico ha fatto questo. E i servitori gli dissero: Vuoi tu che l’andiamo a cogliere? Ma egli rispose: No, che talora, cogliendo le zizzanie, non sradichiate insiem con esse il grano. Lasciate che ambedue crescano assieme fino alla mietitura; e al tempo della mietitura, io dirò ai mietitori: Cogliete prima le zizzanie, e legatele in fasci per bruciarle; ma il grano, raccoglietelo nel mio granaio”.

Luca 17:2 “Meglio per lui sarebbe che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare un solo di questi piccoli”.

Come profetizzato dal profeta Aiia (v. 29), Geroboamo, il ribelle, tutta la sua famiglia con le generazioni future fu sterminato 

1 Re 14:10-11 “… per questo ecco ch’io faccio scender la sventura sulla casa di Geroboamo, e sterminerò dalla casa di Geroboamo fino all’ultimo uomo, tanto chi è schiavo come chi è libero in Israele, e spazzerò la casa di Geroboamo, come si spazza lo sterco finché sia tutto sparito. Quelli della casa di Geroboamo che morranno in città, saran divorati dai cani; e quelli che morranno per i campi, li divoreranno gli uccelli del cielo; poiché l’Eterno ha parlato”.

La profezia di Aiia si adempì. Nel bene o nel male, quale premessa di benedizione o di castigo, quando Dio enuncia un verdetto questo di adempie.

Isaia 55:11 “… così è della mia parola, uscita dalla mia bocca: essa non torna a me a vuoto, senz’aver compiuto quello ch’io voglio, e menato a buon fine ciò per cui l’ho mandata”.

Un’altra osservazione meritevole della nostra attenzione è l’esortazione rivolta ai genitori, in particolare ai padri. Come guide dei nostri figli, ciò che diciamo, facciamo e siamo produce un inevitabile effetto sui loro. Abbiamo una doverosa e grande responsabilità nei loro confronti. Essi saranno in parte ciò che noi decidiamo che siano. Essi prenderanno il nostro posto; saranno manager, dirigenti di aziende, o semplici operai. Saranno padri e madri, pastori e responsabili di chiese ma saranno, soprattutto, ciò che noi, oggi, avremo trasmesso loro con il nostro esempio. Qualcuno ha scritto: “Mio padre non mi diceva come dovevo vivere, viveva e lasciava che io lo guardassi vivere (C.B. Kelland, scrittore americano 1881-1964)” . La Parola di Dio ci riporta qualche esempio.

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