Il credente nella società – 06) Ambasciatori per Cristo

I quattro Vangeli e il libro degli Atti, sebbene sotto aspetti diversi, espongano il Grande Mandato, nel loro insieme, ci mostrano come Gesù abbia comandato di essere Suoi testimoni fino all’estremità della terra e fino alla fine dell’età presente. L’autorità di Cristo“E tutto questo viene da Dio, che ci ha riconciliati con se, per mezzo di Cristo, e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. Infatti, Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo, siate riconciliati con Dio” (II Corinzi 5:18-20). Il Signore ci accorda il privilegio di servirLo per svolgere un compito delicato e importante: la salvezza dei peccatori. Onorare tale mandato non dipende dal nostro desiderio, dalle nostre qualità e attitudini, bensì dall’opera della grazia che Dio ha fatto per noi e in noi. Il ruolo di ambasciatore richiama le seguenti caratteristiche: dignità, appartenenza, ubbidienza, relazione, distinzione.

  Gli ambasciatori sono scelti direttamente dal Capo di Stato; noi siamo stati scelti personalmente dal Re dei Re. Come ambasciatori in terra straniera, anche noi rappresentiamo unicamente il governo del Paese cui apparteniamo. Ciò è possibile solo con una buona conoscenza e l’applicazione delle leggi del proprio Paese, sebbene ci si trovi in terra straniera. Come ambasciatori, siamo portavoce del nostro Signore e, per farlo, è necessaria una continua e profonda relazione con Lui. Nondimeno, le nostre credenziali, come quelle di ogni ambasciatore a corte, sono foriere di onore, in quanto un’eventuale mancanza di rispetto significherebbe un insulto al Re che rappresentiamo. Accettando Gesù come nostro personale Signore e Salvatore, riceviamo nuova vita in Lui e ripristiniamo la relazione con Dio attraverso la riconciliazione. Non possiamo tuttavia dimenticare che tale relazione è comunque con il Signore dei signori e, conseguentemente, accettiamo la Sua autorità e responsabilità che ne derivano. Ciò prevede non solo il privilegio di accedere alla Sua presenza in eterno anche, e soprattutto, compiere con efficacia il Suo mandato: Implorare intensamente e appassionatamente i peccatori a riconciliarsi con Dio per mezzo di Cristo. Non dimentichiamoci mai che il cuore di Dio arde d’amore e di compassione per i perduti (anche noi lo eravamo un tempo)! Lasciamoci contagiare da questa passione per annunciare la buona notizia della salvezza in Cristo Gesù!

L’esempio di Cristo “Anche noi dunque poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta,  fissando lo sguardo su Gesù, Colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che Gli era posta dinnanzi Egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio” (Ebrei 12:1-2). Sebbene il solo modello perfetto sia Gesù, nella Scrittura troviamo, per il nostro incoraggiamento, molti esempi di uomini di Dio che hanno collaborato all’Opera di Dio con successo. Spesso nella Scrittura il cristiano è descritto utilizzando la figura dell’atleta e, questi “atleti” che ci hanno preceduto, che si sono allenati, che hanno gareggiato e vinto prima di noi, ci attestano che è possibile anche per noi tagliare vittoriosamente il traguardo. Oltre ad incoraggiarci, ci mostrano come comportarci per giungere alla mèta. Per procedere spediti, è necessario mettere da parte ogni peso e/o ingombro che ci impedisce e rallenta: vanità, orgoglio, autogiustificazione, il peccato, insomma, che ci circonda, ci coinvolge, ci distrae, ci seduce con l’effetto di rallentarci, fermarci o addirittura in qualche caso, farci retrocedere, oppressi dal senso di colpa. Sebbene cerchiamo di respingerlo, per natura siamo soggetti al peccato. Tuttavia, se dovessimo cadere sue vittime, confessiamolo, abbandoniamolo, rialziamoci e ripartiamo. “Egli non commise peccato. e nella sua bocca non si è trovato inganno. Oltraggiato, non rendeva gli oltraggi, soffrendo, non minacciava, ma si rimetteva a Colui che giudica giustamente; Egli ha portato i nostri peccati nel Suo corpo, sul legno della croce, affinché, morti al peccato, vivessimo per la giustizia, e mediante le Sue lividure siete stati guariti.” (I Pietro 2:22-24). Se è vero, come è vero, che il modello perfetto è Gesù, guardiamo a Lui, a come abbia condotto la Sua gara trionfale malgrado le difficoltà e le sofferenze, considerando la gioia futura, rinsaldati dalla certezza, attestataci dalla Scrittura, che Egli è sempre con noi e ci provvede il Suo aiuto attraverso lo Spirito Santo. Questa saldezza spirituale ci permette, imitando il Suo esempio di totale sottomissione al Padre, di non cedere alla tentazione di innalzare noi stessi, bensì di affidarci, come Lui, completamente a Dio.

La presenza di Cristo A partire dal tempo di Giosuè per arrivare agli ultimi momenti della vita terrena di Gesù, i figli di Dio sono esortati a non avere paura e rassicurati che la presenza del Signore li avrebbe accompagnati ovunque.  Se siamo figli di Dio questa promessa vale anche per noi: “Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell’età presente.” (Matteo 28:20). Consapevole di essere giunto all’epilogo del suo passaggio terreno, Gesù si preoccupa dei Suoi e del fatto che la Sua dipartita di lì a poco potrebbe portarli verso un grande sconforto. Ancora una volta li ammaestra e li incoraggia: “Il vostro cuore non sia turbato, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. (…) Se voi  mi amate, osserverete i miei comandamenti, e io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché dimora con voi e sarà in voi. Ancora un po’ e il mondo non mi vedrà più; ma voi mi vedrete, perché io vivo e voi vivete.” (Giovanni 14: 1; 15-19). Per Gesù era fondamentale che i discepoli, come anche noi, realizzassero che, indipendentemente dalle circostanze, dimorando in Lui, avrebbero avuto la Sua pace che vince sullo spirito del mondo e che, pertanto, non sarebbe stata loro tolta: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Io non vi do come il modo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti.” (Giovanni 14:27). Ed ancora: “L’ora viene, anzi è già venuta, che sarete dispersi, ognuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo perché il Padre è con me. Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel mondo avrete tribolazione, ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.” (Giovanni 16:32-33). Questa pace è attributo necessario e sufficiente per essere efficaci ambasciatori di Dio: “E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuoi e i vostri pensieri in Cristo Gesù, (…) Non lo dico perché mi trovi nel bisogno, perché io ho imparato ad accontentarmi dello stato in cuoi mi trovo (…) Io posso ogni cosa in Colui che mi fortifica (…) Il mio Dio provvederà splendidamente ad ogni vostro bisogno secondo le Sue ricchezze, in Cristo Gesù.” (Filippesi 4: 7; 11; 19)

Considerazioni finali Ogni credente è per grazia ambasciatore per Cristo, e, in quanto tale, chiamato a imitarLo e a possedere il Suo stesso carattere. Ogni nostro pensiero, nostra parola, nostra opera deve dare gloria a Dio. Dobbiamo pertanto testimoniare, insegnare, predicare, esercitare doni spirituali, portare frutto per contribuire alla salvezza dei perduti, avendo Gesù come unico modello perfetto. Non si tratta di mettere in campo pratiche filantropiche dettate dalla Sua influenza morale, bensì di realizzare la potenza della nuova vita in Cristo Gesù.

dalle Amiche di Naomi

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