Nella bottega del fabbro ci sono tre tipi di strumenti. Quelli accatastati in un mucchio di rottami: antiquati, rotti, spuntati, arrugginiti. Stanno in un angolo pieno di ragnatele, inutilizzabili per il loro padrone, immemori della loro funzione.
Vi sono altri attrezzi sull’incudine: fusi, arroventati, modellabili, mutevoli. Giacciono sull’incudine, vengono modellati dal loro maestro e accettano la loro fuzione.
Vi sono attrezzi utili: affilati, preparati, precisi, mobili. Sono allineati e pronti ad adempiere la loro funzione.
Alcune persone giacciono inutili: vite spezzate, talenti sprecati, fuochi spenti, sogni infranti. Sono state gettate insieme ai rottami di ferro ed hanno disperato bisogno di essere riparate e non hanno alcuna idea di quale sia il loro scopo.
Altre persone giacciono sull’incudine: cuori aperti, desiderosi di cambiare, ferite rimarginate, visioni chiarite. Accolgono volentieri i dolorosi colpi di martello del fabbro, desiderose di essere ricostruite ed usate.
Altre stanno nelle mani del loro Maestro: messe bene a punto, senza compromessi, lucenti, produttive. Rispondono al tocco del braccio del loro Maestro, senza chiedere nulla, arrendevoli a tutto.
Da “Sull’incudine, storie sul come essere forgiati a immagine di Dio” di Max Lucado, Ed. Eun