Passaggio ponte

Se siamo reticenti al perdono, covando intimamente sentimenti di rancore e risentimento, in certo modo, compromettiamo la nostra fiducia in Dio: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo proponimento” (Romani 8:28). Ricordiamoci della storia di Giuseppe: venduto dai suoi fratelli come schiavo, arriva in Egitto e dopo essere stato in carcere da innocente, per ben diciassette anni, acquisisce una posizione d’importanza seconda solo a quella del Faraone, che gli permette di rincontrare i suoi fratelli e perdonarli: “Giuseppe disse ai suoi fratelli: «Vi prego, avvicinatevi a me!» Quelli s’avvicinarono ed egli disse: «Io sono Giuseppe, vostro fratello, che voi vendeste perché fosse portato in Egitto. Ma ora non vi rattristate, né vi dispiaccia di avermi venduto perché io fossi portato qui; poiché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Infatti, sono due anni che la carestia è nel paese e ce ne saranno altri cinque, durante i quali non ci sarà raccolto né mietitura. Ma Dio mi ha mandato qui prima di voi, perché sia conservato di voi un residuo sulla terra e per salvare la vita a molti scampati.”(Genesi 45:4-7). Un altro aspetto del perdono è quello, ancor più difficile da affrontare, del chiedere perdono dopo aver arrecato un’offesa. Dobbiamo essere umili gli uni verso gli altri, al di là del gesto. Dobbiamo, prima di tutto renderci conto di aver offeso. Così come abbiamo riconosciuto la nostra condizione di peccato, l’abbiamo confessata a Dio, permettendoGli di attuare il Suo desiderio di perdonarci, allo stesso modo dobbiamo comportarci con chi abbiamo avuto la sventura di offendere. Se non sappiamo perdonare e chiedere perdono reciprocamente, Dio non potrà perdonarci, sebbene desideri farlo. Dobbiamo rigettare il nostro naturale orgoglio e far prevalere la nostra parte spirituale, poiché non possiamo fingere di perdonare e/o di chiedere perdono, lasciando correre. Tolleranza non significa approvazione. Se ci sono delle ferite, bisogna prima di tutto disinfettarle e poi fasciarle, affinché guariscano. E’ necessario che vengano superate spiritualmente le barriere del torto e della ragione, affinché possiamo costruire un ponte tra fratello e fratello, così come Gesù ha fatto tra noi ed il Padre. Come fare? Ancora una volta praticando il consiglio della Parola: “Bisogna che Egli cresca, e che io diminuisca.” (Matteo 3:30).

Iddio ci aiuti ad annichilire la nostra vecchia natura affinché, anche noi come Paolo, possiamo dire: “… non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!” (Galati 2:20).

Pastore Raffaele Lucano

 

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