Ma di’ soltanto una parola …

dalla predicazione del 20 Gennaio 2013

Lettura da Luca 7:1-10

Dalla Scrittura evinciamo che il centurione romano godeva di buona reputazione, era considerato autorevole ed autoritario, non solo dai suoi, bensì anche dai Giudei. Avendo sentito parlare di Gesù, e dei Suoi miracoli, cerca di suscitare la Sua attenzione utilizzando la sua buona fama, proprio attraverso alcuni anziani Giudei, i quali, si presentano a Gesù per perorare la causa del centurione elencando le sue buone azioni (v.5). Costoro pensavano che egli fosse degno di essere ascoltato da Gesù per i suoi meriti.

Certo il Signore non è insensibile alle nostre opere, Egli nota il nostro agire, possiamo riconoscerlo nell’episodio che ci racconta la storia di Cornelio “uomo giusto e timorato di Dio” (Atti 10:22-31), tuttavia, noi riceviamo benedizione a motivo della Sua misericordia, e non per i nostri millantati crediti. Paolo, infatti, scrive: “ma Dio ha scelto le cose pazze del mondo per svergognare i sapienti; Dio ha scelto le cose deboli del mondo per svergognare le forti; Dio ha scelto le cose ignobili del mondo e le cose disprezzate, anzi le cose che non sono, per ridurre al niente le cose che sono, perché nessuno si vanti di fronte a Dio. Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione; affinché, com’è scritto: «Chi si vanta, si vanti nel Signore» (I Corinzi 1:27-31). Se c’è un frutto nella Chiesa, la gloria è del Signore! Se Egli non guarda ai nostri meriti, altresì non guarda ai nostri demeriti, e menomale, bensì guarda al nostro cuore! Come avviene dunque il miracolo? Analizziamo la Scrittura: il centurione sebbene sia autorevole nel suo ambito, è umile nei confronti di Gesù, al quale riconosce un rango elevato (vv.6-8). Dio non è il responsabile di tutte le calamità naturali né di tutti i mali del mondo, né possiamo chiederGli conto di trovarci in una determinata situazione difficile, né, tantomeno, è il nostro cameriere. Non è certo il Signore ad essere debitore nei nostri confronti, piuttosto il contrario! Egli è sopra ogni cosa e noi dobbiamo accostarci a Lui con umiltà. Personaggio in antitesi al centurione è Naaman, il Siro (2 Re 5:1-18).  Questo capo dell’esercito del re era tenuto in gran conto per il suo valore e per le sue vittorie in battaglia, era però lebbroso. A motivo della fedele testimonianza di una ragazza israelita prigioniera e serva della moglie, Naaman andò da Eliseo chiedendo guarigione. L’uomo di Dio gli mandò incontro un servo con le istruzioni. Naaman si offese per non essere stato ricevuto e onorato da Eliseo in persona ed il suo orgoglio chiuse la porta al miracolo. Solo in un secondo tempo Naaman comprese e, non solo fu guarito dalla lebbra, bensì riconobbe in Eliseo un profeta potente al servizio del Dio Vivente e si convertì. Quante volte a motivo del nostro orgoglio perdiamo la benedizione che il Signore ha preparato per noi? Leggiamo in Geremia 29:11-14: “ Infatti io so i pensieri che medito per voi, dice il Signore: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza. Voi m’invocherete, verrete a pregarmi e io vi esaudirò. Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; io mi lascerò trovare da voi, dice il Signore.” Questa è la Parola che il Signore ha in serbo per noi. Come il centurione non mette in discussione gli ordini ricevuti, né transige su quelli dati, così noi dobbiamo considerare la Parola di Dio: autoritaria, autorevole, vera ed efficace. Nel libro della Genesi “Dio disse” si ripete per ben undici volte. Tutta la creazione è frutto della Sua Parola. Ripercorrendo la Scrittura troviamo molti esempi che ci mostrano la potenza della Parola di Dio: “Alza il tuo bastone, stendi la tua mano sul mare e dividilo; e i figli d’Israele entreranno in mezzo al mare sulla terra asciutta.” (Esodo 14:16); “Detto questo, grido ad alta voce: Lazzaro vieni fuori!” (Giovanni 11:43); “E, avvicinatosi, toccò la bara; i portatori si fermarono, ed egli disse: Ragazzo, dico a te, àlzati! (Luca 7:14). Paolo ancora scrive: “e qual è verso di noi, che crediamo, l’immensità della sua potenza. Questa potente efficacia della sua forza egli l’ha mostrata in Cristo, quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nel cielo, al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello futuro” (Efesini 1:19-21). Se l’umiltà è un attributo indispensabile per accostarci al Signore, non possiamo prescindere dalla fede. E’, infatti, scritto: “Or senza fede è impossibile piacerGli, poiché chi si accosta a Dio, deve credere che Egli è, e che ricompensa tutti quelli che Lo cercano” (Ebrei 11:6). Per realizzare la potenza della Parola di Dio nella nostra vita, dobbiamo esercitare la fede, che, sebbene sia un dono di Dio, deve essere sviluppato e praticato quotidianamente. Gesù ci assicura che: “… chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori … (Giovanni 14:12). Il Signore è lo stesso ieri, oggi ed in eterno e anche oggi Egli salva, battezza nello Spirito Santo, libera e guarisce. Queste meravigliose benedizioni sono oggi a tua e a mia disposizione. Ancora oggi il Signore dice: “C’è ancora qualcuno cui io possa fare bene?” (2 Samuele 9:1). Quel qualcuno potresti essere tu! CercaLo con tutto il tuo cuore ed Egli si farà trovare da te.

Pastore Raffaele Lucano

 

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