Hai notato il mio servo …?

dalla predicazione del  22 Settembre 2013

Lettura da Giobbe 1:1-8

Spesso siamo preoccupati dell’opinione che gli altri hanno di noi e ci studiamo, con il prossimo, la fratellanza, i colleghi di lavoro ed i compagni di scuola di fare una buona impressione. Raramente ci fermiamo a considerare cosa pensi Dio di noi. In realtà è di questo che dovremmo principalmente occuparci e tutto il resto verrà di conseguenza.

 

Dio ama incondizionatamente tutti i Suoi figli, tuttavia Gli sono graditi quanti sono al centro della Sua volontà. Sebbene in virtù dell’amore che Dio prova per noi, Egli possa tollerare il nostro peccato ed essere paziente, non sarà mai né indifferente, né tanto meno complice. Dobbiamo fare in modo che Dio sia orgoglioso di noi ed essere esempi di una fede che va oltre la ragione umana (vedi donna cananea che incontra Gesù Matteo 15:22-28) . Analizziamo la nostra vita: viviamo quotidianamente in conformità della Parola? Oppure luci ed ombre si inseguono nel nostro comportamento? Ancora prima del nostro agire, è il nostro pensare secondo la Scrittura? Potrebbe il Signore investire su di noi il Suo buon nome, come poté fare con Giobbe? Potrebbe Egli sfidare Satana usandosi di noi? Quando Dio permise al Diavolo di ingaggiare battaglia contro Giobbe, era sicuro dell’esito finale della battaglia. Lo sarebbe, anche se a combattere contro il Male fossimo noi? Prendendo spunto dal testo del libro di Giobbe, analizziamo in tre punti come poter raggiungere il livello spirituale che Dio ci richiede. Come Giobbe, dobbiamo essere retti e integri, al di là, non solo delle circostanze, bensì anche dei sentimenti. La fedeltà e l’ubbidienza all’insegnamento biblico devono condizionare situazioni e stati d’animo, non viceversa. La Parola di Dio non solo è autorevole, bensì anche autoritaria. Possedendola e realizzandola personalmente anche noi acquisiamo le medesime caratteristiche nei confronti del peccato. Dio non usa mezze misure ed anche noi dobbiamo prendere posizione (2 Corinzi 6:14-18), nella coraggiosa consapevolezza di andare, spesso, controcorrente. Evinciamo dalla Parola esempio di comportamento “controcorrente” nell’ episodio di Giuseppe nei confronti della moglie di Potifar (Genesi 39:7-9). Egli rimase fermo nei suoi propositi di fedeltà a Dio non lasciandosi vincere dalla passione. Un’altra caratteristica del carattere di Giobbe era il timore di Dio. Timore non è inteso come paura, bensì come riverenza. Se quest’aspetto per il popolo d’Israele era molto seriamente considerato, per i figli di Dio del Nuovo Patto è, talvolta, sottostimato. Godendo della liberta e dell’intimità del rapporto con il Padre a motivo e merito di Gesù, talvolta sottovalutiamo che il Padre è Dio. E’ bene non dimenticare che noi siamo al servizio di Dio, non viceversa. Cosi Paolo ci esorta: “Così, miei cari, voi che foste sempre ubbidienti, non solo come quand’ero presente, ma molto più adesso che sono assente, adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore”. (Filippesi 2:12). Non possiamo permetterci che la preziosa “confidanza” si trasformi  in irriverente “confidenza”. E’ a motivo della riverenza verso Dio che Giobbe offriva ogni giorno olocausti all’Eterno per i suoi figli. Facciamo nostro questo buon esempio di responsabilità nell’educazione spirituale intercedendo presso il Padre quotidianamente per i nostri figli, piuttosto che utilizzare ricatti e/o minacce, affinché frequentino i culti.  Giobbe inoltre fuggiva il male. Nel mondo di oggi, i modelli di vita e di comportamento che ci vengono proposti sono spesso contrari agli insegnamenti scritturali, tuttavia, sono diventati talmente comuni e quotidiani che sono stati del tutto accettati come corretti, legittimi ed addirittura regolamentati dal Codice Civile. Non foss’altro per questo, è assolutamente necessario ritenere la sana dottrina, perché senza di essa saremmo alla mercé dello spirito del mondo, e non più in grado di distinguere cosa sia bene e cosa sia male. Per affrontare le malie del mondo ci è necessario rivestire l’armatura del cristiano (Efesini6:10-17). Ancora Paolo ci esorta:  “ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene; astenetevi da ogni specie di male”(1 Tessalonicesi 5:21-22), quindi è utile che il cristiano sappia selezionare luoghi, compagnie e circostanze che potrebbero indurlo al male. Impegnati a fondo nella ricerca della santificazione e in attesa del perfezionamento dell’opera dello Spirito Santo, abbiamo una meravigliosa certezza nel sapere che ancora oggi Gesù intercede per noi presso il Padre: “Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno” (Giovanni 17:15). Non dimentichiamoci che non siamo chiamati ad avere successo con gli uomini, bensì con Dio, il quale ci porterà in cielo con Lui per l’eternità, se saremo fedeli sino alla fine. Al raggiungimento di questa meta deve essere impegnato ogni giorno della nostra vita terrena. Non possiamo permetterci di scendere a patti con la Parola, nel tentativo di costruirci un Dio personalizzato. La vita cristiana è una vita piena, non fatta di rinunce, piuttosto di sostituzioni del male con il bene. Un cristiano vuoto è un cristiano privo di zelo e di entusiasmo spirituali. Sostituiamo lo spirito del mondo con lo Spirito Santo che ci guiderà in tutta la verità (Giovanni 16:13). Rettitudine ed integrità sono due caratteristiche del carattere cristiano che si dimostrano nei confronti delle persone, la riverenza si esprime nei confronti di Dio e l’esercizio di fuggire il male ci difende dalle tentazione e dalle cadute. Esse sono imprescindibili per essere approvati da Dio. Alla luce di quanto esposto, se Satana passeggiasse oggi e sfidasse Dio, Egli potrebbe dire di noi, come di Giobbe: “Hai notato il mio servo …?”

Pastore Raffaele Lucano

 

 

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