Rassegnazione o santificazione?

“O Signore, vedi la mia afflizione, perché il nemico trionfa! (…) Guarda, Signore, vedi in che misero stato sono ridotta!” (Lam. 1:9-11).

La stesura del libro delle Lamentazioni avviene indicativamente dal 626 al 586 a.C. La caratteristica dello scritto è quella di percepire il “giudizio” di Dio, attraverso il “dramma” vissuto. In sostanza gli argomenti affrontati sono: la fiducia di soccorso nelle altre nazioni (Lam. 4:17) e le aspettative nei riguardi del re dell’epoca (Lam. 4:20).

Il libro cita una successione di lamentazioni redatte per un “funerale” di stato per meglio rappresentare la condizione di Gerusalemme assediata, vinta e distrutta.La dolorosa caduta di Gerusalemme nel 587 a.C. aveva bisogno di una spiegazione ed è ciò che lo scrittore elabora in questi cinque capitoli. I segni visibili dell’elezione di Giuda da parte di Dio erano andati demoliti: il tempio, la città … perciò lo scrittore esamina attentamente alcune tetre verità inerenti al peccato di Giuda e l’opera nascosta di purificazione compiuta dal Signore attraverso il giudizio. Chi si trova sotto pressione si pone spesso la domanda: “Dov’è il Signore?” La replica profonda dello scrittore invece è: “Che cosa vuole insegnarti Dio?”. Capita spesso di guardare a noi stessi, ai nostri problemi e pensare che Dio prenda gusto nel persistere a non smuovere le situazioni a nostro favore! Carichi di questi pensieri, poi proiettiamo lo sguardo sugli altri, e magari su coloro che nel loro cuore “ridono” di noi. Osserviamo che non servono Dio, anzi non hanno nemmeno la certezza che esista, credono fermamente che la loro vita cessi con la morte fisica, eppure “non temono Dio e prosperano!” Peggio ancora se il nostro termine di paragone sono i fratelli o le sorelle! “Perché loro sì e noi no?” Sicuramente questo è ciò che il nostro occhio scorge al presente, noi non conosciamo il “domani” e ringraziamo il Signore, altrimenti ognuno di noi vivrebbe in funzione del proprio “futuro”. Lo scopo di Dio è la salvezza di tutti gli uomini e se a volte, per portare a compimento il suo piano, dovrà usare dei metodi poco ortodossi, Egli per il nostro bene, lo farà. Nella mia vita di fede, ho imparato a “camminare ogni dì con Gesù!” Avere fiducia del Suo operato e non nel proprio giudizio personale. Perché vedere la “pagliuzza” nell’occhio altrui e non scrutare la “trave” nel nostro occhio? Ogni cristiano ha il dovere di ricercare la santificazione, non può piacere a Dio se non si lascia plasmare dalle Sue mani. La crescita spirituale tutela e protegge il cristiano dalle insidie del nemico. Se un credente non trova ogni giorno nuove forze dalla Sua Parola, se la sua vita assomiglia ad un encefalogramma piatto, ha dei “gravi problemi” e l’unico rimedio di cui ha veramente bisogno è l’aiuto di Gesù. L’aver sperimentato il Signore non prevede l’essere tutelati dalle avversità o vivere sotto una campana di vetro, bensì significa avere “un aiuto potente” nei momenti bui della vita. L’Apostolo Paolo scrive nell’epistola ai Filippesi: “Siate miei imitatori, fratelli, e guardate quelli che camminano secondo l’esempio che avete in noi” (3:17). Questo, perché era consapevole che qualunque evento lo avrebbe coinvolto, sarebbe stato di testimonianza a coloro che lo conoscevano e sapevano della sua fede cristiana. Il suo, come il nostro termine di paragone, è il nostro Signore Gesù. La nostra domanda quotidiana è sempre la stessa: “Che cosa farebbe Gesù?”. I Vangeli sono espliciti in ciò: “Gesù era stato in disparte a pregare” (Luca 11:1). Imitiamo dunque quei fratelli e quelle sorelle che nella comunità sono di edificazione e di conforto, perché il loro esempio potrà tornarci utile. Ringraziamo Dio per averli messi al nostro fianco e continuiamo a sostenerli con le nostre preghiere! E’ atroce e impensabile trovarsi in un “tunnel” e non intravvedere un raggio di luce, ma è ancor più drammatico sentirsi dire: “E’ finita, non si può fare altro!” Questa frase riportata alla situazione che stiamo vivendo, di qualsiasi natura essa sia, crea in noi scoraggiamento, inquietudine, depressione, conflitto….un miscuglio di sentimenti e stati d’animo. Proprio in questo frangente abbiamo bisogno di “risorgere”, siamo o non siamo “figli dell’Altissimo?” Se lo siamo realmente, mettiamo in azione la nostra fede. Il nostro nemico vorrebbe trionfare su di noi istillando nella nostra mente infausti pensieri, però noi abbiamo un Amico che combatte e vince per noi! La Sua Parola ci testifica di quanta cura ha per noi: “Non ti lascerò e non ti abbandonerò”(Giosuè 1-5). Crediamo che Dio ogni giorno operi per il nostro bene, anche quando noi non lo vediamo. Rimaniamo saldi, anche se la risposta tarda ad arrivare, poiché: “Se tarda, aspettalo; poiché certamente verrà; e non tarderà” (Habacuc 2-3). Facciamo il Signore immenso come Egli è!

Marilena Mangeruca

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