Famiglia – 11) La famiglia e l’adorazione

danielaL’adorazione è estremamente importante per la famiglia cristiana e comprende la lettura biblica e la preghiera. Fondamentale è l’appuntamento con Dio attraverso la preghiera privata: “Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la tua preghiera al Padre tuo che è nel segreto, e, il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa. ” (Matteo  6:6). Lo studio della Parola e la preghiera personale ci danno la forza necessaria per vivere in pienezza la vita cristiana. Vedere un’intera famiglia adorare Dio in chiesa è bellissimo ed è testimonianza tangibile del giusto posto che Egli occupa all’interno del nucleo familiare e nelle sue relazioni.

Il culto familiare

Il culto in famiglia è importante sia per i genitori sia per i figli. Pregare quotidianamente in famiglia significa invitare Gesù nella propria casa come il benvenuto Signore di ogni giorno. Cosi come ci nutriamo fisicamente, necessitiamo altresì quotidianamente, lettura e meditazione della Parola, quale cibo per il nostro sostentamento spirituale. Leggiamo in Matteo 4:4: “Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio”.

In una famiglia dove c’è divisione, la vita spirituale di ogni membro ne soffre. Per contro, quando invece i componenti della famiglia sono spiritualmente forti, all’interno del nucleo familiare, l’unità regna e si rinsalda. Ancora una volta la Scrittura ci sovviene con un esempio a suffragio del nostro dissertare: Giosuè richiama all’unità il popolo d’Israele attraverso la consacrazione; il popolo avrebbe dovuto, in quell’occasione, se tornare al paganesimo o mantenere la speciale e unica relazione con l’Eterno che li aveva guidati fuori dall’Egitto e dalla schiavitù. Giosuè e la sua famiglia decidono di servire pienamente e definitivamente il Signore (Giosuè 24:14-15)

Una guida ferma e costante da parte dei genitori è necessaria all’interno della famiglia cristiana, dove il padre deve essere guida spirituale. Nuovamente ci rifacciamo al riferimento biblico: ogni giorno Giobbe si alzava e pregava per la sua famiglia (Giobbe 1:5;8-10). Un altro episodio narrato nel Nuovo Testamento ci testimonia di un padre che assume il ruolo di guida spirituale della propria famiglia: il carceriere di Filippi. Questi, temendo drastiche ripercussioni per la fuga dei prigionieri, tra i quali Paolo e Sila, incarcerati a motivo dell’Evangelo, era risoluto nel proposito di togliersi la vita. Paolo, assicurandogli che nessuno si fosse allontanato, lo ferma, suscitando la conversione dell’uomo che pone la nota ed importante domanda: “Che cosa devo fare per essere salvato?”, “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la casa tua”. Quella notte stessa, tutti i membri di quella famiglia ascoltarono la Buona Notizia e accettarono Gesù (Atti 16:25-34). Stante il fatto che noi non possiamo salvare nessuno, e se teniamo alla sorte eterna dei nostri cari, non viviamo un cristianesimo superficiale, pretendendo che il Signore salvi la nostra famiglia per diritto di acquisizione, piuttosto, perseveriamo con fiduciosa attesa, nel credere alla promessa fattaci dal Signore, conducendo la nostra vita in conformità con la Parola per essere sempre al centro della Sua volontà e parte attiva dell’opera Sua (Proverbi 20:7; Filippesi 2:14-15). Adottare un tempo della giornata ed uno spazio della casa dedicato al culto familiare, è più che una buona abitudine. Il padre, adempiendo il suo ruolo di guida spirituale della famiglia deve promuovere e coltivare questi appuntamenti quotidiani attraverso preghiera, lettura e meditazione delle Scritture, coinvolgendo i figli di qualunque età, all’organizzazione di questi momenti, invogliandoli a partecipare attivamente con la lettura di testi cristiani adatti al “piccolo pubblico”, quali biografie, testimonianze, opere missionarie, l’ascolto di musica cristiana, il canto.

La comunione personale con Dio

Nel Tabernacolo c’erano due altari, uno nel cortile esterno, ed uno all’interno del luogo santo, nascosto ai più, che simboleggiano i due aspetti della vita devozionale del cristiano: quello pubblico, espresso nell’adorazione comunitaria, e quello privato, riservato al dialogo intimo con Dio. La preghiera personale è essenziale, poiché abbiamo lo straordinario privilegio di essere a tu per tu con il nostro Signore, presentando al Signore tutti i più segreti desideri del nostro cuore unitamente all’esprimere attraverso la lode, un sentimento di adorazione e ringraziamento. Questo prezioso tempo si declina dunque in due momenti: la libertà nel parlare con Lui e la riverenza silenziosa nell’ascoltarLo. Non preghiamo solo per i nostri figli, preghiamo con i nostri figli, i loro cuori guariranno da ogni incredulità e da ogni amarezza. Per avere comunione con Dio è necessario conoscerLo: a questo proposito Egli ha messo a nostra disposizione la Sua Parola, affinché la studiassimo in modo sistematico ed approfondissimo così la nostra conoscenza. Mai come oggi è indispensabile avere padronanza della Scrittura per vivere nel mondo secondo il Suo consiglio. Paolo esorta il giovane Timoteo allo studio biblico, poiché nella Parola di Dio si trova tutto ciò che occorre sapere, per servirLo con efficacia (II° Timoteo 2:15; 3:16-17). Allo stesso modo, i genitori devono essere d’esempio e studiare le scritture insieme ai figli, invogliandoli ad utilizzare le diverse versioni, comparandole, aiutati da supporti didattici quali commentari, dizionari, chiavi e letture mirate di testi cristiani attinenti. Attraverso il culto familiare possiamo condurre i nostri figli a Gesù, tuttavia non riusciremo nell’intento, se noi stessi, in prima persona, non coltiveremo una buona relazione con Lui. Frequentare una comunità ed avere una buona vita morale non è sufficiente per ottenere la salvezza, dobbiamo necessariamente accettare Gesù come personale Salvatore.

L’adorazione pubblica

Scrivendo ai Corinzi (I° Corinzi 14:26-33), Paolo indica il comportamento da assumersi per l’edificazione comune durante il culto, e la parola chiave è ordine. Il nostro Dio non è un dio di confusione, bensì di un Dio di pace, conforto, illuminazione. Altre caratteristiche, quali la sobrietà, l’essere ripieni di Spirito Santo, il cantare e salmeggiare al Signore, il rendimento di grazie sono splendidamente descritte in Efesini 5:18:20. Nelle Scritture è spesso riportato il termine edificare che significa incitare, incoraggiare con parole ed esempi a compiere il bene. Affinché tutto ciò sia possibile, dobbiamo condividere la Parola di Dio, testimoniare delle grandi opere che Egli compie nella nostra vita e ringraziarLo, esprimendoGli la nostra gioia nel canto e nella lode.

Il canto cristiano riveste un ruolo importante nell’adorazione, infatti, sin dai tempi dell’Antico Testamento, nel culto, i Salmi erano scritti e cantati nel Tabernacolo e poi nel Tempio. Nella Chiesa Cristiana, già nei suoi primi anni, i cantici erano una significativa affermazione della rivelazione di Dio all’uomo. Infatti, al loro interno, includevano la dottrina e manifestavano la speranza derivante dalla vita cristiana fervente. Col passare del tempo, affiorarono inni cristiani il cui tema principale era la lode ed il ringraziamento. Da ultimi, si aggiunsero poi, cori, composti di brevi frasi di testimonianza. Oltre ai Salmi, che possono essere letti o accompagnati dalla musica, Paolo indica inni e canti spirituali come espressione di adorazione e della gioia per il perdono dei peccati e del giubilo per le benedizioni del Signore nel quotidiano. Il canto cristiano assume, per i non credenti, carattere di testimonianza della gioiosa presenza di Cristo nella vita del cristiano. L’esortazione, nel momento dell’adorazione comune, include predicazione, insegnamento e testimonianza.  Può accadere che, Dio, per comunicare, e lo Spirito Santo, per esortare e consolare la Sua Chiesa nella comune adunanza, oggi come nel primo secolo, ricorrano ai carismi delle lingue, dell’interpretazione e della profezia. Sebbene questi doni siano a disposizione di tutti i credenti, sono accordati solo a quanti si rendono ubbidienti e disponibili a farsi usare per l’edificazione della Chiesa, senza, ad ogni buon conto, prevaricare la personalità, né togliere il controllo della mente.  Nondimeno ogni credente è legittimato a ricercarli con fede. Paolo, ancora una volta, scrivendo ai Corinzi, espone chiaramente i criteri dell’utilizzo dei carismi sottolineando la necessità dell’ordine, affinché sia chiaramente percepita, dalla fratellanza tutta, l’illuminazione di una verità spirituale da parte del Signore.

Un altro aspetto non meno importante dell’adorazione è la preghiera di ringraziamento. Rendendo del continuo grazie di ogni cosa a Dio Padre nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, impariamo ad essere grati a Dio in tutte le circostanze della nostra vita, anche quando queste sono avverse alle nostre aspettative e richieste, e riconosciamo che l’Eterno ha la sovranità su tutto e nulla avviene per caso nella vita del cristiano, e che “tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio i quali sono chiamati secondo il Suo disegno” (Romani 8:28). Siamo dunque gioiosi nel Signore, perché, nonostante le svariate situazioni in cui potremo venire a trovarci, Egli è sempre con noi per guidarci (Atti 17:27-28).

Considerazioni finali

Noi siamo affidatari dei nostri figli per un tempo stabilito dal Signore ed abbiamo pertanto la responsabilità di indirizzarli nelle Sue vie. A noi il compito di impartire un solido fondamento nella fede in Gesù Cristo. L’esperienza della nuova nascita, del battesimo nello Spirito Santo e la continua presenza dello Spirito Santo nella loro vita, non permetterà che si allontanino dal Signore anche quando la loro fede sarà sfidata e minacciata dallo spirito del mondo. Se, infatti, la promessa è per i nostri figli, a noi spetta di tramandare loro l’eredità pentecostale. Educhiamoli dunque nei momenti di culto personali, familiari e comunitari, affinché, crescano e si rinsaldino nel Signore e non lo abbandonino mai. “E il bambino cresceva e si fortificava; era pieno di sapienza e la grazia di Dio era su di lui” (Luca 2:40)

Dalle “Amiche di Naomi”

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