Famiglia – 12) La famiglia e la società

La famiglia e la Chiesa

La famiglia ha bisogno della chiesa e la chiesa ha bisogno della famiglia. Essa ha un importante compito da svolgere: l’evangelizzazione e l’istruzione. Se i credenti vogliono raggiungere questi obiettivi, devono consolidare la relazione tra comunità e famiglia. Un’ora di scuola domenicale o di culto non possono bastare al bisogno di una preparazione spirituale, tuttavia la famiglia che instaura una giusta relazione con Dio e riflette l’amore di Cristo, diventa la spina dorsale della comunità. I genitori hanno la responsabilità di insegnare ai figli ad apprezzare la chiesa e cogliere ogni opportunità per far crescere questo apprezzamento. Come possono i genitori insegnare ai figli ad apprezzare la comunità? Prima di tutto con il loro atteggiamento. Se i genitori mostreranno entusiasmo ed interesse verso la chiesa, molto probabilmente ritroveranno questi sentimenti nei loro figli. La Parola di Dio esorta i genitori a porsi dei traguardi per divenire buoni esempi per i figli.

Esempio di personale consacrazione, essendo fedele seguace di Cristo “proseguo il corso verso la mèta per ottenere il premio della superna vocazione di Dio in Cristo Gesù.” (Filippesi 3:14) Esempio di preghiera, pregando con i propri figli per i bisogni familiari. Facciamo in modo che i nostri figli ascoltino la nostra preghiera nei confronti della comunità, per i suoi ministri e particolarmente per coloro che nella chiesa esercitano un ministerio a favore di tuo figlio. Evitiamo altresì di parlare sempre in modo negativo dei problemi della chiesa dinanzi ai figli; potrebbe disaffezionarli ai fratelli e alle sorelle. Quale fiducia potrebbero trovare in una chiesa “solamente difettosa”? Piuttosto, coinvolgiamoli nella soluzione dei problemi (nella misura che possono sopportare) con un atteggiamento positivo e con l’utilizzo della preghiera e dell’intercessione “siate allegri nella speranza, pazienti nell’afflizione, perseveranti nella preghiera” (Romani 12:12). Esempio di ubbidienza a Dio, attraverso la lettura e la meditazione della Sua Parola. Insegniamo loro il rispetto dei ruoli della chiesa, così come quelli della famiglia. “Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro…” (Ebrei 13:17). Esempio nell’offrire, diamo regolarmente la decima e l’offerta come espressione d’amore per il Signore piuttosto che dare svogliatamente. Sin dalla scuola domenicale è impartito questo insegnamento come la Scrittura stessa c’insegna: “Dia ciascuno secondo che ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza perché Iddio ama un donatore allegro” (2° Corinzi 9:7). Esempio nei rapporti con gli altri, usa comprensione verso la tua chiesa, il tuo lavoro, i tuoi vicini, poiché un comportamento critico può essere di ostacolo. Sii retto, onesto e senza furbizie “Perché ci preoccupiamo di agire onestamente non solo nel cospetto del Signore, ma anche al cospetto degli uomini” (2° Corinzi 8:21). Esempio in chiesa, nella puntualità e nell’ordine, e usiamo autorevolezza con i nostri figli, affinché anche loro mantengano un’appropriata condotta nella chiesa “… a chi regola bene la sua condotta, io farò vedere la salvezza di Dio.” (Proverbi 22:6), “Inculca al fanciullo la condotta che deve tenere; anche quando sarà vecchio, non se ne dipartirà” (Salmo 50:23). Esempio nel servizio e nella collaborazione, collaborando con il proprio pastore, con i responsabili e i fratelli della comunità locale: “Temete e servite l’Eterno con integrità e fedeltà.” (Giosuè 24:14). Se saremo dei buoni cristiani, saremo anche dei buoni genitori, perché lo Spirito Santo ci elargirà sempre quelle risorse per essere dei buoni esempi per i nostri figli. Quale meravigliosa gioia sentir loro affermare: “Io mi sono rallegrato quando m’ha detto: Andiamo alla casa dell’Eterno.” (Salmo 122:1).

Esercitare l’ospitalità significa provvedere, senza alcuna remunerazione, letto e cibo allo straniero. Noi veniamo come stranieri nel mondo, e sin dalla nascita siamo affidati all’ospitalità di persone amiche. Dio altresì ci riguarda come gli ospiti suoi e ci dà il più sublime esempio di generosa e magnifica ospitalità in “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto.” (Luca 11:9). Invitando tutto il genere umano, La Parola di Dio è il primo esempio di “ospitalità”: “Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io vi darò riposo.” (Matteo 11:28). Nel Nuovo Testamento l’ospitalità era un segno di riconoscimento dei cristiani e delle loro comunità. L’Apostolo Paolo esorta Timoteo ad insegnare ai fratelli di esercitarla: “Esercitate con premura l’ospitalità.” (1° Timoteo 5:10). L’ospitalità, oggi, é una virtù cristiana poco praticata, ma una chiesa fredda e inospitale contraddice il messaggio del Vangelo. L’ospitalità nasce da un cuore aperto, dal desiderio di piacere a Dio e di essere disponibile ai bisogni della chiesa. Gesù stesso disse­: “Da questo conosceranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri.” (Giovanni 13:35). L’amore che viene da Cristo è molto più di un sentimento. Se amiamo i nostri fratelli e le nostre sorelle in Cristo, il nostro desiderio è di ritrovarci insieme a loro e avremmo piacere ad ospitarli nella nostra casa, per condividere le nostre esperienze nel Signore, ed essendo Corpo di Cristo “membra l’uno dell’altro” (Romani 12:5). Siamo tutti tenuti a prestare l’amore e la cura di Gesù Cristo gli uni agli altri, consolandoci con la Sua Parola. Se da un lato i nei convertiti meritano la nostra particolare cura ed attenzione personale, dall’altro, essere pronti ad aprire le nostre case è una potente calamita che favorisce la testimonianza dell’Evangelo, portando uomini e donne a Cristo. Condividere in modo equilibrato le nostre case per aiutare a comunicare il messaggio dell’amore di Cristo, infatti, è uno dei comportamenti più amorevoli che possiamo offrire. L’ospitalità cristiana non è una scelta, né una questione di soldi, bensì è un aspetto dell’ubbidienza a Dio. Amore e ospitalità sono strettamente collegati. L’ospitalità è una bellissima espressione dell’offerta totale a Dio delle nostre vite trasformate. Leggiamo in 1°Pietro 4:8-12: “Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l’amore copre moltitudine di peccati. Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare. Come buoni amministratori della svariata grazia di Dio, ciascuno, secondo il dono che ha ricevuto, lo faccia valere al servizio degli altri.”

 La famiglia e la società

Dopo la salvezza, il Signore non ci ha portato subito il cielo, poiché, come Lui stesso ha vissuto in mezzo alla gente, per mostrare il piano di redenzione voluto da Dio, ha voluto che anche noi fossimo “sale della terra e luce del mondo”. I credenti sono paragonati al sale: essi devono dare il giusto sapore alla vita, affinché possano positivamente influenzare la società di cui fanno parte. Ciascun membro della famiglia cristiana è tenuto a testimoniare concretamente la propria fede nel Signore ai familiari non convertiti, ai compagni di scuola ed ai colleghi di lavoro, confermando così la validità della Parola di Dio. Lo scopo della testimonianza è, infatti, quello di far comprendere al nostro prossimo il bisogno di Cristo e di guidarli verso una relazione personale con Lui. Dobbiamo studiarci di essere il più possibile simili a Cristo, affinché le nostre parole e, prima ancora, il nostro comportamento esaltino la Sua figura. Essere ubbidienti alla volontà di Dio e perseguire la mente di Cristo, ci aiuterà a discernere tra quello che la società offre, cosa ritenere e cosa rifiutare. E’ dunque indispensabile che il credente vigili sulle sue conversazioni, abitudini e svaghi siano conformi alle indicazioni scritturali. Il credente si riconosce anche dal suo parlare. Quando questo è, secondo l’esortazione di Gesù, semplice, schietto e “condito con sale” (Colossesi 4:6), l’attenzione è puntata su Cristo e sul Suo messaggio di redenzione, la buona notizia del Regno dei Cieli. Come il sale ha una duplice azione purificante e conservante (2°Re 2:20-21), anche il credente è chiamato ad espletare queste funzioni: essere esempio di purezza e conservarsi tale, all’interno di una società per lo più corrotta ed inaffidabile. Un’altra immagine usata da Dio per illustrare l’influenza del cristiano sulla società è la luce. Essa illumina e dirada le tenebre per rivelare ciò che è presente. Quando ciascun membro della famiglia ha fatto una personale e reale esperienza con Cristo, il suo comportamento è notato con chiarezza nella società, poiché emana luce ovunque si trova. Una delle funzioni vitali che la famiglia espleta è quella di insegnare ciò che è giusto e ciò che non lo è. I bambini che crescono all’interno di una famiglia cristiana dove viene impartito l’insegnamento biblico, riflettono sulla società l’ammaestramento ricevuto. Il suo comportamento, infatti, riflette il modo di vivere cristiano della famiglia di appartenenza.  Quando la famiglia cristiana si conduce coerentemente ai principi biblici, la luce è sparsa sull’oscurità del materialismo, della superficialità e su ogni altra ideologia umana atta a gettare tenebre nella società. Dio si compiace nel vedere un credente evitare discordie, dispute, e disarmonie nelle proprie relazioni sociali. Paolo ci invita a vivere in modo irreprensibile per Cristo ed in pace con quanti sono intorno a noi, e questo porta a considerare il cristiano come uno straniero e pellegrino in una terra inospitale, in quanto la società di oggi presenta le medesime caratteristiche negative di quella dei tempi antidiluviani di Noè. Gesù incoraggia i credenti a non nascondere la propria luce sotto il moggio (Matteo 5:15), piuttosto ad essere lampade che irradiano luce per neutralizzare le tenebre del contesto sociale in cui vivono. La famiglia cristiana è come una luce posta in cima a una collina, atta a guidare all’amore di Dio quanti si sono smarriti (Isaia 53:6)

La famiglia e le autorità

Temere il Signore implica l’osservare i precetti della Parola di Dio ed in essa troviamo l’esortazione ad ubbidire alle autorità poiché da Lui stesso costituite. Ai nostri giorni il principio di civiltà e di buona educazione che spinge a riconoscere rispetto agli individui ed ai beni comuni è spesso latente, tuttavia i cristiani, essendo chiamati a buona testimonianza, devono necessariamente comportarsi ed agire alla luce dell’insegnamento biblico: “Ogni persona sia sottomessa alle autorità superiori; perché non vi è nessuna autorità se non da Dio; e le autorità che esistono,  sono stabilite da Dio. (…) Rendete a ciascuno quel che gli è dovuto: l’imposta a chi è dovuta l’imposta, la tassa a chi la tassa; il timore a chi il timore; l’onore a chi l’onore.” (Romani 13:1-7). Le istituzioni sono di per sé legittimate dal fatto che sono state costituite da Dio stesso, il Quale ha conferito loro la necessaria autorità, affinché possano mantenere l’ordine sociale e rafforzare le regole morali. Essendo la famiglia, un’istituzione subordinata a tali autorità è evidente che ogni membro debba ubbidire alle leggi del paese, ed ottemperare a tutti gli impegni civili a partire da quelli locali per finire a quelli nazionali. Certo è che, sebbene voluto da Dio, Egli non può essere considerato responsabile degli eventuali errori e/o abusi commessi dal governare umano. La sopravvivenza della vera Chiesa all’interno di regimi totalitari di qualsivoglia corrente politica, è dimostrazione della tenacia di quei credenti che, pur vivendo in situazioni difficili, si sono attenuti strettamente ai valori cristiani. Nondimeno, i credenti sono tenuti al rispetto delle leggi ed al pagamento delle imposte, non per timore delle eventuali conseguenze derivanti dall’inadempienza, bensì per mantenere la propria integrità. Responsabilità dei cristiani è, altresì, operare per la pace e pregare per le autorità politiche e di governo del proprio paese, affinché possano, anche se, talvolta inconsapevolmente, ricevere guida spirituale, per svolgere il proprio servizio al meglio. Quando l’amore cristiano permea le relazioni, ci sarà pace ed armonia all’interno della famiglia, nella Chiesa e nella Società: “Se è possibile, per quanto dipenda da voi, vivete in pace con tutti gli uomini” (Romani 12:18).

 Considerazioni finali

Dio ci ha posto nel mondo e nella nostra società per essere di testimonianza. La nostra influenza non potrà essere sul piano culturale e morale, bensì prettamente spirituale. Soltanto stando a contatto con le persone con cui condividiamo il lavoro, la scuola, le attività comuni possiamo far risplendere la luce di Cristo attraverso il nostro comportamento. “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli.” (Matteo 5:16).

Dalle “Amiche di Naomi”

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