Essere discepoli implica un livello di consacrazione tale da mettere Gesù al primo posto in ogni aspetto della nostra vita (Matteo 22:37). L’etimologia del vocabolo fa riferimento all’apprendimento pratico di chi assimila l’esempio di vita del proprio maestro (Matteo 10:1; Marco 3:13-15), e non si limita dunque ad imparare da studente. Il discepolato non è solamente vita di rinuncia, bensì di grande gioia. Infatti, quando Dio è onorato attraverso la nostra consacrazione ed il nostro servizio, Egli si compiace nell’elargirci le Sue benedizioni. La chiamata del discepolo. Grandi folle furono a contatto con Gesù, ma solo un esiguo numero di uomini lo seguì per apprendere i Suoi insegnamenti e vivere una vita intima con Lui (Matteo 5:1; 23:1; Marco 10:46). Il discepolato deve essere scelto in modo serio, ponderato e convinto, considerando tutte le implicazioni, e non solo a seguito di un’emozione, seppur intensa. Se è vero come è vero che Dio è amore e Gesù ci dice di amare i nostri nemici, non è pensabile che ci consigli di odiare i nostri familiari. Questo verbo, infatti, nella lingua ebraica era utilizzato per esprimere una sorta di “amore minore”.
Per contro, l’amore per il Signore deve essere assoluto, al di sopra di quello per i nostri cari e per noi stessi (Matteo 10:37). La nostra fedeltà a Lui deve essere totale: nessuna relazione o legame terreno dovrebbe mai intralciare il nostro servizio e la nostra consacrazione (Matteo 10: 35-36). Seguire il Signore significa scegliere di morire a se stessi e di non tornare più alla nostra vecchia vita: “Sono stato crocefisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Galati 2:20). Senza timore, ma con consapevolezza, dobbiamo considerare il prezzo del discepolato, in quanto non possiamo permetterci di abbandonare le salde fondamenta della fede, perché così facendo, non sarà solo la nostra personale credibilità a venir meno, bensì e soprattutto, un nostro eventuale fallimento porrà in cattiva luce la testimonianza dell’Evangelo ed il Signore stesso. Dobbiamo altresì aspettarci di trovare ostacoli sul nostro cammino. Essere neutrali non ci è possibile, le battaglie che ingaggerà contro di noi il nemico delle anime nostre non ci daranno tregua, e la nostra unica possibilità di vittoria diventa certezza solo con Gesù: “… più che vincitori in Colui che ci fortifica” (Romani 8:37).
Il modello del discepolo. Gesù cercò i discepoli camminando lungo le rive del lago di Galilea, non al Tempio, né al sinedrio, tantomeno in qualche sinagoga: persone comuni sarebbero diventate i Suoi intimi. E’ molto incoraggiante, per noi, sapere che, per passare le selezioni al servizio del Signore, non dobbiamo presentare un curriculum vitae di prestigio, né il modello Unico o 730, e nemmeno la tessera societaria di un qualche club esclusivo. E’ sufficiente disporci e rispondere positivamente alla Sua chiamata. Se ci soffermiamo per un momento ad analizzare la personalità ed il carattere di ciascuno dei dodici: l’impulsività di Pietro, l’incredulità di Tommaso, l’esuberanza dei figli del Tuono, la prontezza di Matteo, l’amore di Giovanni, per fare solo qualche esempio, possiamo trovare uno spaccato umano perfettamente coincidente con le caratteristiche personali della maggior parte degli uomini del nostro tempo. Eppure Gesù li scelse affinché Lo servissero e si usò di loro potentemente. Ancora oggi, proprio adesso, Egli vuole fare lo stesso con noi. “Venite a me ed io vi farò pescatori di uomini” (Matteo 4:19). Gesù non chiede a nessuno di fare ciò che egli non abbia fatto, né di andare dove Egli non sia andato. Con Lui come guida, non avremo timore di andare ovunque Lui ci indichi, poiché Egli ci precederà e ci preparerà la strada. Egli ci chiama in modo esplicito e ci equipaggia di talenti e capacità che poi usa per la Sua gloria. La risposta dei discepoli è tanto sorprendente quanto la chiamata. Non ci fu esitazione, né riflessione, questi uomini, sensibili alla presenza ed alla potenza del Signore, compresero che Gesù non era un uomo comune e seppero esattamente cosa fare. La loro risposta è la stessa che dovremmo dare noi oggi.
La consacrazione del discepolo. Diventare discepoli comporta la consacrazione, la ferma determinazione di seguire Cristo a qualsiasi costo e la fiducia nella potenza dello Spirito Santo per ricevere l’aiuto necessario per adempiere il nostro compito. In Luca 9:23-24 è espressa la vera essenza del discepolato. Quando decidiamo di seguire Cristo, scegliamo di condividere le Sue sofferenze ed anche la Sua ricompensa, guardando alla gloria della vita eterna. Rinunciare a noi stessi, significa mettere completamente e continuamente da parte il nostro io, permettendo alla consacrazione di mettere in ombra le nostre passioni. In un versetto: “Non la mia volontà, ma la tua sia fatta” (Luca 22:42), Colui che perde la propria vita per amore di Cristo, o mette se stesso a disposizione di Dio senza riserve, riceve copiose benedizioni per questa vita e la certezza della vita eterna con Lui.
Considerazioni finali. I veri discepoli sono quanti dimorano nella Sua Parola, accolgono i Suoi insegnamenti e permettono alla Sua verità di modellare la loro vita. La preghiera e la meditazione delle Scritture sono un valido aiuto, per misurare il nostro grado di consacrazione e, di conseguenza, il nostro cammino di santificazione. La realizzazione di questo processo non è, tuttavia, facoltà umana, bensì opera dello Spirito Santo.