I credenti si salutano con “Pace!”. Questo termine non è una mera alternativa al “Buongiorno!” E’ il saluto che Gesù dava ai Suoi, e noi, come Suoi e membri della comunità cristiana, il Corpo di Cristo, appunto, lo utilizziamo per affermare la relazione che ci lega alla famiglia di Dio, attraverso la condivisione dei principi di vita e della condotta cristiana. Nella fratellanza si manifesta l’Amore di Dio, quale “regola” principale del nostro stare insieme, ed ogni credente si studia di concorrere all’edificazione della comunità locale di appartenenza e di essere di buona testimonianza all’esterno, suscitando e mantenendo rapporti buoni, costruttivi e spirituali.
Risolvere i conflitti. Se il tutto fosse così bello e semplice, non dovremmo scrivere nulla sotto questo titolo… !!! Leggiamo in Matteo 5:21-24: “Voi avete udito che fu detto agli antichi: “Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale”; ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: “Raca” sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: “Pazzo!” sarà condannato alla geenna del fuoco. Se dunque tu stai per offrire la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia lì la tua offerta davanti all’altare, e va’ prima a riconciliarti con tuo fratello; poi vieni a offrire la tua offerta.” Tuttavia, umanità e individualità, talvolta, spadroneggiano esageratamente cercando di condizionare le relazioni fraterne, vanificando la pace della comunione con Dio e con essa la tolleranza che ci aiuta a non raccogliere alcuna provocazione ed a ben sopportare un qualche conflitto. Accade dunque, nel tentativo di ricomporre il contenzioso, che iniziamo a valutare con supposta obiettività le parti avverse (che aggettivo stridente, scrivendo di fratellanza…!!!), cercando di individuare torti e ragioni, riuscendo così solo a trasformare un problema interiore in una questione penale. L’unico modo che ci permette di essere vincenti e che la diversità diventi elemento di arricchimento e non di divisione, è, come sempre, il confronto con la Parola di Dio che diventa conforto grazie alla guida dello Spirito Santo. Il binocolo dello Spirito Santo ci permette di focalizzare che gli sbagli sono troppo grandi solo quanto l’amore è troppo piccolo! Utilizzando questa prospettiva, ci verrà più facile servirci di strumenti quali il perdono e la riconciliazione, piuttosto che processi ed arringhe. Non permettiamo che la supponenza e il senso di giustizia umani, si trasformino in risentimento e rancore e che questi agiscano da diserbante, inaridendo i nostri cuori ed il campo del Signore, ostacolando l’opera Sua. Nondimeno i credenti maturi spiritualmente sono chiamati ad urgente responsabilità verso i fratelli più deboli nella fede, con atteggiamento attento e premuroso, esercitando mansuetudine e gentilezza, senza che la maturità spirituale diventi superiorità spirituale mostrando sprezzante giudizio critico e, ancor peggio, insana soddisfazione di fronte alla caduta di un fratello. Paolo ci ammonisce: “Fratelli, se uno viene sorpreso in colpa, voi, che siete spirituali, rialzatelo con spirito di mansuetudine. Bada bene a te stesso, che anche tu non sia tentato.” (Galati 6:1). Ancora una volta riferiamoci al modello perfetto: Gesù. Lui solo, e a ben donde, avrebbe potuto mettere in campo la Sua “superiorità”, eppure non lo ha mai fatto!
Onorare i conduttori. Il Corpo di Cristo è composto di molte svariate membra tutte con ugual grado di importanza. In assenza di gerarchie, i ruoli acquistano maggior rilievo e come tali devono essere riconosciuti e rispettati. I ministri ricevono la propria investitura direttamente dal Signore, che, contestualmente, li equipaggia delle capacità spirituali necessarie, pertanto posto l’avvallo divino, noi proprio non possiamo fare a meno di sottostar loro/Gli. Nondimeno, sarà anche l’autorevolezza spirituale dei ministri stessi, espressa attraverso il comportamento volto a guidare la comunità conformemente alle indicazioni scritturali, a facilitare il riconoscimento ed il rispetto della loro figura. L’esercizio dei ministeri comporta grande responsabilità, disponibilità, dedizione ed impegno.
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