Sebbene nel Suo amore e nella Sua benignità, il Signore provveda per le necessità degli uomini, nondimeno Egli desidera che anche i Suoi figli siano interessati al benessere altrui. Siamo pertanto chiamati a cogliere ogni opportunità per far del bene, ai fratelli in fede, prima di tutto, senza dimenticare gli altri, affinché, a motivo del nostro comportamento, possano ricevere una buona testimonianza dell’Evangelo. Avere compassione per il prossimo. Talvolta, nell’Antico Testamento, nel tempo della legge, il popolo d’Israele pareva non comprendere perché, apparentemente, Dio non prestasse loro attenzione. Dovette tuttavia imparare, quanto fosse il proprio comportamento, mosso da cieco terrore nei confronti di Dio, unito ad un sentimento di egoismo, avidità ed ingiustizia, nell’insano intento di soddisfare solo il proprio interesse, a condizionare negativamente gli eventi.
Leggiamo in Isaia 58:6-7: “Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi e che si spezzi ogni tipo di giogo? Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne?” L’azione fine a se stessa, privata dalla corretta motivazione, perde di valore risultando sterile ed inefficace. Nel Nuovo Testamento, nel tempo della grazia, a compimento della legge, ancora una volta, il modello perfetto è Gesù: vivendo per gli altri ed offrendo se stesso a morire sulla croce per noi, che gli eravamo lontani e nemici, ci ha insegnato l’Amore: “Ed ecco, un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova, e gli disse: «Maestro, che devo fare per ereditar la vita eterna?» Gesù gli disse: «Nella legge che cosa sta scritto? Come leggi?» Egli rispose: «Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la forza tua, con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso». Gesù gli disse: «Hai risposto esattamente; fa’ questo, e vivrai». Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?» Gesù rispose: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico, e s’imbatté nei briganti che lo spogliarono, lo ferirono e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso un sacerdote scendeva per quella stessa strada; e lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Così pure un Levita, giunto in quel luogo, lo vide, ma passò oltre dal lato opposto. Ma un samaritano che era in viaggio, passandogli accanto, lo vide e ne ebbe pietà; avvicinatosi, fasciò le sue piaghe, versandovi sopra olio e vino; poi lo mise sulla propria cavalcatura, lo condusse a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno dopo, presi due denari, li diede all’oste e gli disse: “Prenditi cura di lui; e tutto ciò che spenderai di più, te lo rimborserò al mio ritorno”. Quale di questi tre ti pare essere stato il prossimo di colui che s’imbatté nei ladroni?» Quegli rispose: «Colui che gli usò misericordia». Gesù gli disse: «Va’, e fa’ anche tu la stessa cosa»”. (Luca 10:25-37) Ciò che si evince chiaramente dal v.25, è che il dottore della legge, non era animato da una buona motivazione, la sua domanda era retorica, volta solo a mostrare la propria conoscenza e la correttezza della propria risposta non poteva suscitare alcunché in lui, se non un grande imbarazzo, in quanto, il suo comportamento non era conforme a quanto si arrogava il diritto di insegnare. E’ altresì vero che, la sola intenzione, senza alcuna concretizzazione pratica, non porta alcun beneficio. Osserviamo il comportamento del samaritano: immediato, pratico, generoso, diretto e sensibile, in un solo aggettivo: completo. Conformiamoci dunque, facendo “… la stessa cosa” (v.37).
Considerare il nostro prossimo. Prendendo spunto dall’insegnamento di Paolo, comprendiamo che la libertà dalle opere della Legge non ci emenda dall’obbligo della Legge Morale che Dio ha scritto nel nostro cuore, che si riassume nell’Amore verso di Lui, verso il prossimo: “Ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa è utile; ogni cosa è lecita, ma non ogni cosa edifica.” (I Corinzi 10:23). Piuttosto che il nostro singolo vantaggio, ricerchiamo ciò che arreca beneficio ed edificazione dell’intero Corpo di Cristo (del quale ciascuno di noi è membro): “Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri.” (I Corinzi 10:24). Desiderio ed interesse di Paolo erano che la comunità crescesse spiritualmente ed agisse con maturità di fronte ad ogni circostanza:” “… la conoscenza gonfia, ma l’amore edifica. Se qualcuno pensa di conoscere qualcosa, non sa ancora come si deve conoscere; ma se qualcuno ama Dio, è conosciuto da lui.”(I Corinzi 8:1-3). Il criterio chiave rimane quello di
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