Appartenere alla famiglia cristiana comporta responsabilità e garantisce benefici. Se da un lato dobbiamo fare la nostra parte, consapevoli che come noi abbiamo bisogno degli altri, parimenti gli altri hanno bisogno di noi, dall’altro sappiamo che lavorando e stando insieme troviamo istruzione, consiglio, forza, incoraggiamento e amore e godremo di meravigliosi momenti di adorazione e benedizioni comuni.
Responsabilità Così come ogni membro del corpo umano ha un sua funzione specifica, attraverso la quale concorre al buon funzionamento dello stesso, così ogni credente è prezioso ed è uno strumento adatto per l’edificazione della comunità. Così come un membro del corpo è utile nella misura con cui espleta il suo compito collegato alle altre parti del corpo, allo stesso modo il credente e la sua azione acquistano valore se svolgono un servizio in sinergia con la fratellanza. Leggiamo in I Timoteo 2:1-2: “Esorto dunque, prima di ogni altra cosa, che si facciano suppliche, preghiere, intercessioni, ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che sono costituiti in autorità, affinché possiamo condurre una vita tranquilla e quieta in tutta pietà e dignità.” Ed ancora in Giacomo 5:16: “Confessate dunque i vostri peccati gli uni agli altri, pregate gli uni per gli altri affinché siate guariti; la preghiera del giusto ha una grande efficacia.” Evinciamo dalla Scrittura l’importanza della preghiera, quale efficace e potente strumento di intercessione. In ogni pagina della Bibbia troviamo evidente testimonianza dell’intervento di Dio in risposta alla supplica del Suo popolo. Qualcuno ha detto che la preghiera rinforza i deboli e indebolisce i forti, cambia le circostanze e trasforma noi stessi di fronte alle circostanze. La preghiera inoltre è il mezzo di comunicazione con Dio per eccellenza, in quanto pregando eleviamo cuore, anima e spirito in comunione con Lui. Pregare gli uni per gli altri è allo stesso tempo un dovere ed una grande benedizione. Quando trascuriamo quest’aspetto della nostra vita cristiana, non solo manchiamo verso un comando divino, bensì impediamo la realizzazione di benedizioni personali e comunitarie che il Signore è sempre pronto a elargire abbondantemente. Siamo chiamati a pregare per i nostri familiari, per i membri della nostra comunità, per gli anziani, i missionari, i conduttori, per il nostro prossimo di oggi, affinché sia la fratellanza di domani e finanche per i nostri amministratori e governanti. Sebbene sia importante riservarle un tempo dedicato, la preghiera diventa efficace quando si trasforma in un’attitudine del cuore, costante, personale, profonda ed intima comunione con Dio. Non credo ci sia un altro modo di servire il Signore, se non attraverso un servizio spiritualmente concreto ai fratelli. Leggiamo in Romani 12:6:13: “Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa, se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede; se di ministero, attendiamo al ministero; se d’insegnamento, all’insegnare; se di esortazione, all’esortare; chi dà, dia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le faccia con gioia. L’amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene. Quanto all’amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri. Quanto all’onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente. Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi, esercitando con premura l’ospitalità.” Questo elenco di attività caratterizza sia spiritualmente, sia concretamente, il servizio cristiano. Certamente un solo credente non potrà assolvere tutti questi compiti da solo, nondimeno è chiamato a compiere con gioia e responsabilità i compiti assegnatig li dal Signore, mettendo in campo ed utilizzando al meglio, tutte le abilità che Dio gli ha provveduto all’uopo:“Manteniamo ferma la confessione della nostra speranza, senza vacillare; perché fedele è colui che ha fatto le promesse. Facciamo attenzione gli uni agli altri per incitarci all’amore e alle buone opere, non abbandonando la nostra comune adunanza come alcuni sono soliti fare, ma esortandoci a vicenda; tanto più che vedete avvicinarsi il giorno.” (Ebrei 10:23-25). Ancora una volta evinciamo dalla Scrittura che il Signore non ha istituito la comunità locale soltanto perché non possiamo farcela da soli, bensì perché è più facile camminare insieme. Necessitiamo del sostegno, del conforto e dell’incoraggiamento gli uni degli altri. L’isolamento porta all’indebolimento spirituale e fa spazio alla minaccia di false dottrine. La malia di falsi profeti non ci deve trovare soli e con il fianco scoperto. La comunione con Dio e con i fratelli dovrà essere rafforzata, affinché la fede sia resa salda e ben afferrata alla Verità, e possa uscire vincitrice da ogni attacco del nemico delle anime nostre. “Ora dico questo: chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente. Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per forza, perché Dio ama un donatore gioioso. Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona come sta scritto: «Egli ha profuso, egli ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno». Colui che fornisce al seminatore la semenza e il pane da mangiare, fornirà e moltiplicherà la semenza vostra e accrescerà i frutti della vostra giustizia. Così, arricchiti in ogni cosa, potrete esercitare una larga generosità, la quale produrrà rendimento di grazie a Dio per mezzo di noi. Perché l’adempimento di questo servizio sacro non solo supplisce ai bisogni dei santi ma più ancora produce abbondanza di ringraziamenti a Dio; perché la prova pratica fornita da questa sovvenzione li porta a glorificare Dio per l’ubbidienza con cui professate il vangelo di Cristo e per la generosità della vostra comunione con loro e con tutti. Essi pregano per voi, perché vi amano a causa della grazia sovrabbondante che Dio vi ha concessa. Ringraziato sia Dio per il suo dono ineffabile!” (II Corinzi 9:6-15). Il motto è davvero popolare: “Ciò che semini, raccogli!”. Un’antica massima indiana recita: “Tutto ciò che non è donato è perduto”. La mia mamma diceva spesso: “Più dai, più ce n’è per te!”. Uno dei primi fratelli che ho conosciuto, molti anni fa, un giorno mi disse: “Prima fai del bene, poi, fai del bene, amando!” Tutte queste citazioni hanno a che vedere con il dare. O meglio con la qualità del dare. Com’è il nostro dare? Ricordiamoci che il Signore ama un donatore allegro, che Egli onora coloro che Lo onorano e che la ricompensa che riceveremo da Lui è, in regime di “mille a uno”.
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