I Re – La monarchia governa il popolo di Dio (introduzione)

Dalla fine del governo teocratico verso la deportazione.

Dopo la morte di Mosè e reGiosuè, che introdussero e consolidarono il popolo di Israele nella terra di Canaan, iniziò un periodo di circa 200 anni (siamo intorno al 1000 a.C.). Il popolo era amministrato da un governo teocratico. Anni in cui Dio parlava al popolo tramite i Giudici, uomini e donne, appositamente chiamati e guidati dallo Spirito. In quel periodo il popolo doveva necessariamente dipendere dalla volontà di Dio. Col passare degli anni, l’influenza religiosa e morale esercitata dai popoli pagani in mezzo ai quali doveva convivere, ebbe il sopravvento e Israele, che nel frattempo aveva perso lo zelo dimenticandosi gli anni del deserto, iniziò a conformarsi agli usi e costumi pagani. In particolare fu attratto dal governo monarchico gestito da un re proclamato dal popolo. Stanco da quella situazione prettamente religiosa, che a suo dire pareva precaria, Israele reclamò al profeta Samuele (ultimo giudice) un’amministrazione monarchica. Tale richiesta conturbò il profeta e, affranto nello spirito si rivolse a Dio. L’Eterno comprese il sentimento recondito nutrito in seno al popolo e gli concede quanto richiesto, però a rischio e pericolo del popolo stesso.

I Samuele 8:4-22: Allora tutti gli anziani d’Israele si radunarono, vennero da Samuele a Rama, e gli dissero: “Ecco tu sei oramai vecchio, e i tuoi figliuoli non seguono le tue orme; or dunque stabilisci su di noi un re che ci amministri la giustizia, come l’hanno tutte le nazioni”. A Samuele dispiacque questo loro dire: “Dacci un re che amministri la giustizia fra noi”; e Samuele pregò l’Eterno. E l’Eterno disse a Samuele: “Da’ ascolto alla voce del popolo in tutto quello che ti dirà, poiché essi hanno rigettato non te, ma me, perch’io non regni su di loro. Agiscono con te come hanno sempre agito dal giorno che li feci salire dall’Egitto a oggi: m’hanno abbandonato per servire altri dèi. Ora dunque da’ ascolto alla loro voce; abbi cura però di avvertirli solennemente e di far loro ben conoscere qual sarà il modo d’agire del re che regnerà su di loro”. Samuele riferì tutte le parole dell’Eterno al popolo che gli domandava un re. E disse: “Questo sarà il modo d’agire del re che regnerà su di voi. Egli prenderà i vostri figliuoli e li metterà sui suoi carri e fra i suoi cavalieri, e dovranno correre davanti al suo carro; se ne farà de’ capitani di migliaia e de’ capitani di cinquantine; li metterà ad arare i suoi campi, a mieter le sue biade, a fabbricare i suoi ordigni di guerra e gli attrezzi de’ suoi carri. Prenderà le vostre figliuole per farsene delle profumiere, delle cuoche, delle fornaie. Prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri migliori uliveti per darli ai suoi servitori. Prenderà la decima delle vostre semente e delle vostre vigne per darla ai suoi eunuchi e ai suoi servitori. Prenderà i vostri servi, le vostre serve, il fiore della vostra gioventù e i vostri asini per adoprarli ne’ suoi lavori. Prenderà la decima de’ vostri greggi, e voi sarete suoi schiavi. E allora griderete per cagione del re che vi sarete scelto, ma in quel giorno l’Eterno non vi risponderà”. Il popolo rifiutò di dare ascolto alle parole di Samuele, e disse: “No! ci sarà un re su di noi; e anche noi saremo come tutte le nazioni; il nostro re amministrerà la giustizia fra noi, marcerà alla nostra testa e condurrà le nostre guerre”. Samuele, udite tutte le parole del popolo, le riferì all’Eterno. E l’Eterno disse a Samuele: “Da’ ascolto alla loro voce, e stabilisci su di loro un re”. E Samuele disse agli uomini d’Israele: “Ognuno se ne torni alla sua città”.

La legge (Dieci comandamenti) fu istituita in difesa del popolo. La legge determina i limiti entro i quali ogni singolo deve attenersi per il bene proprio e degli altri. Tutti siamo tenuti a osservarla per non cadere nell’anarchia. Se il codice legislativo è importante per le società, quello divino è fondamentale. Anche se “restringe” il libero arbitrio, esso produce ordine e favorisce la giustizia. L’affermazione dell’Apostolo Paolo (Romani 6:14) “… poiché non siete sotto la legge, ma sotto la grazia”non vuole significare che non dobbiamo rispettarla ma ci esorta a considerare la legge come uno strumento che ci indirizza a conoscere la volontà di Dio e, quindi, a realizzare la libertà in Cristo

Matteo 5:19: Chi dunque avrà violato uno di questi minimi comandamenti ed avrà così insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno de’ cieli; ma chi li avrà messi in pratica ed insegnati, esso sarà chiamato grande nel regno dei cieli. 

Perché Gesù non è venuto ad abolire la legge ma a completarla dandoci le capacità di metterla in pratica

Matteo 5:17: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento.

Immersi nella grazia abbiamo le facoltà di osservare la legge non per paura delle conseguenze ma per amore. Il Cristiano si “diletta” nella legge

Salmo 1:1-2: Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte.

sapendo che ciò onora Dio. Non di meno, nel momento in cui la grazia perde di efficacia subentra necessariamente la legge. Così scelse Israele! Volle vivere sotto la legge degli uomini e questa scelta pretese un prezzo. Quando decidiamo di non vivere più nella grazia la legge s’impone; crediamo di essere liberi in realtà il vecchio monarca chiede un tributo.

II Corinzi 6:14: Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’ iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre?

La condivisione d’interessi con persone senza Dio ci porta inevitabilmente ad accettare alcuni compromessi. Nel tempo, lentamente e quasi senza accorgercene, iniziamo a “simpatizzare” con pratiche e atteggiamenti di comodo per cadere nella trappola del peccato. Dobbiamo essere amichevoli ma mai amici, compagni (di lavoro, di scuola …), vicini di casa ma mai “di merenda”. Ecco il grave peccato di Israele: si era ribellato a Dio e non a Samuele! Le contese in ambito cristiano nascono a seguito dell’allontanamento da Dio. Privi della Sua presenza si cerca di colmare il vuoto dell’anima reclamando un’apparente giustizia e si comincia ad additare il fratello. Ogni giorno dobbiamo accertarci di camminare con Dio e nel rispetto della Sua volontà. Mancando un appuntamento si scivola, inevitabilmente, nell’apatia e si rientra nello spirito del mondo. La ribellione è un peccato grave!

Tito 1:16: Professano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli, incapaci di qualsiasi opera buona.

I Timoteo 1:9: … sappiamo anche che la legge è fatta non per il giusto ma per gl’iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e gl’irreligiosi, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi.

Suo malgrado Samuele dovette ubbidire e scegliere tra il popolo colui che avrebbe dovuto regnare su Israele. Fu una scelta spontanea, inesperta, affrettata e generata da considerazioni umane. Saul era forte, imponente e un bell’uomo, più alto degli altri uomini dalle spalle in su. A tale vista il popolo non ebbe difficoltà ad acclamarlo; finalmente Israele si era conformato ai popolo confinanti: Aveva un re. Talvolta il Signore acconsente a soddisfare alcuni “capricci” a seguito della caparbietà dell’uomo. Pur non condividendone la richiesta, Egli desidera far “toccare con mano” le conseguenze delle proprie, sciagurate scelte di vita

Giobbe 34:11: Poich’egli rende all’uomo secondo le sue opere, fa trovare a ognuno il salario della sua condotta.

Non di meno, ordina a Samuele di avvertirli che il re avrebbe esatto un tributo sia sotto il profilo monetario (imposte e tasse per mantenere lo sfarzo di coorte), sia per i propri capricci personali (mogli, concubine, lusso e vizi) e sia per la difesa contro i nemici (esercito armato)

1 Samuele 8:10-17: Samuele riferí tutte le parole del SIGNORE al popolo che gli domandava un re. Disse: “Questo sarà il modo di agire del re che regnerà su di voi. Egli prenderà i vostri figli e li metterà sui carri e fra i suoi cavalieri e dovranno correre davanti al suo carro; ne farà dei capitani di migliaia e dei capitani di cinquantine; li metterà ad arare le sue terre e a mietere i suoi campi, a fabbricare i suoi ordigni di guerra e gli attrezzi dei suoi carri. Prenderà le vostre figlie per farsene delle profumiere, delle cuoche, delle fornaie. Prenderà i vostri campi, le vostre vigne, i vostri migliori uliveti per darli ai suoi servitori. Prenderà la decima delle vostre sementi e delle vostre vigne per darla ai suoi eunuchi e ai suoi servitori. Prenderà i vostri servi, le vostre serve, il fiore della vostra gioventú e i vostri asini per adoperarli nei suoi lavori. Prenderà la decima delle vostre greggi e voi sarete suoi schiavi.

Quando agiamo di testa nostra tenendo Dio lontano dalle nostre decisioni dobbiamo anche accettarne le conseguenze. Non possiamo caricare responsabilità a Dio di scelte che non sono nella Sua volontà. Nei circa 600 anni di monarchia, si avvicendano ben 22 re (tra Giuda e Israele) di cui 11 buoni e 11 scellerati. Trascuriamo volutamente di considerare i regni di Saul, Davide e Salomone, dei quali  vita e gesta sono ben note e che meritano riflessioni a parte, per concentrare la nostra attenzione sul periodo post Salomone, più precisamente dal figlio, il re Roboamo.

Pastore Raffaele Lucano

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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