1 Re cap. 12:1-24 e cap. 14:21-31
Il re Salomone è famoso per la sua saggezza e prosperità, anche per la sua passione sensuale. Aveva mille donne, tra mogli e concubine e sicuramente … molti figli. La storia biblica si sofferma solamente su uno di essi: Roboamo, figlio di Naama, principessa Ammonita (1 Re 14:21). Salì al trono a 41 anni e regnò in Giuda 17 anni. Sotto l’influenza della mamma, di origine pagana, Roboamo non nutrì grande affetto per il popolo Ebreo e, divenuto re, non perse occasioni per mostrare ostilità nei suoi confronti. Alla morte di Salomone, il giovane re eredita una grande fortuna. Il padre gli lascia un regno lussuoso e prospero. L’oro e l’argento erano così abbondanti che persero persino il loro valore estrinseco. Nei suoi 40 anni di regno non vi fu mai una guerra e questo gli permise di curare gli interessi del popolo. Roboamo succede al padre (a.C. 957-975) ereditando una condizione economica mai registrata in quei tempi e senza alcun merito.
Colui che è privilegiato sappia rendersi conto del suo privilegio.
Come spesso succede, ciò che i padri costruiscono con grande fatica e impegno viene sperperato da figli scellerati che non sanno mantenere il privilegio. A onor del vero anche il popolo non seppe apprezzare quanto aveva. Non considerava che, a differenza di altri popoli confinanti, i loro figli non erano mai stati chiamati alle armi, non dovevano pagare forti tasse per armare l’esercito. E’ vero che dovevano mantenere l’ambizione e lo sfarzo di corte ma non dovevano pagare un prezzo di sangue. La prosperità di corte era anche, in ultima analisi, anche quella del popolo. In 1 Re 12:4 troviamo scritto:
“Tuo padre ha reso duro il nostro giogo; ora rendi tu più lieve la dura servitù e il giogo pesante che tuo padre ci ha imposti, e noi ti serviremo”.
Insomma, ci si lamenta per le difficoltà vanificando il privilegio.
Atteggiamento che caratterizza alcuni credenti che si lamentano eccessivamente per gli ostacoli, le rinunce e la responsabilità, perdendo di vista lo scopo della chiamata e i privilegi derivanti dall’essere cristiani
Matteo 11:29-30
Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre; poiché il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero”.
Le belle parole non rendono l’uomo saggio ma la giustizia e la verità in esse contenute.
I padri dovrebbero lasciare ai figli non solo la propria eredità patrimoniale bensì quella morale e, soprattutto, spirituale. Sappiamo che Salomone, spinto dalle numerosissime richieste delle sue mogli e distratto dal suo carattere sensuale, col tempo perse la responsabilità verso la famiglia e la sua devozione verso l’Eterno. Mantenne lo spirito di saggezza (molte massime contenute nel Libro dei Proverbi e l’Ecclesiaste, sono frutto delle sue riflessioni) ma nel tempo il suo cuore fu rivolto verso il culto a dèi pagani. Qualche secolo dopo, l’Apostolo Paolo esorta la Chiesa
II Corinzi 6:14
Non vi mettete con gli infedeli sotto un giogo che non è per voi; infatti che rapporto c’è tra la giustizia e l’iniquità? O quale comunione tra la luce e le tenebre?
Esortazione da non sottovalutare perché un regno non può essere diviso, o si serve Dio o Mammona
Matteo 6:24
Nessuno può servire due padroni; perché o odierà l’uno e amerà l’altro, o avrà riguardo per l’uno e disprezzo per l’altro. Voi non potete servire Dio e Mammona.
Roboamo ereditò gli agi e l’abbondanza del regno del padre ma non la sua saggezza.
Il migliore amico non è colui che ci rende allegri ma che ci rende saggi.
Purtroppo il nuovo monarca non solo non aveva saggezza innata e non la richiese a Dio ma diede ascolto a giovani consiglieri che, come lui, erano superficiali e lontani da Dio. A fronte delle rimostranze del popolo, Roboamo consulta dapprima i vecchi consiglieri i quali gli suggeriscono di accattivarsi i consensi del popolo riducendo le tasse e alleggerirli da gravami fiscali. Facendo così avrebbe ottenuto il favore anche degli oppositori di Salomone che patteggiavano per Geroboamo, un sobillatore, ribelle, che si metterà a capo degli scontenti per detronizzare il giovane re. Roboamo volle ascoltare i consigli dei giovani consiglieri i quali gli suggerirono di opprimere maggiormente il popolo
1 Re 12:11
“… mio padre vi ha caricati di un giogo pesante, ma io lo renderò più pesante ancora; mio padre vi ha castigati con la frusta, e io vi castigherò con i flagelli a punte”.
Incauta mossa, caro Roboamo! Questa la pagherai cara; ti costerà il regno!
Quale grande privilegio vivere in una Chiesa cristiana. In essa possiamo trovare conoscenza, consolazione, amicizia e fratellanza. In essa troviamo anche buoni consigli e consiglieri in grado di aiutarci quando siamo nella perplessità e nel dubbio
Proverbi 11:14
Quando manca una saggia direzione il popolo cade; nel gran numero dei consiglieri sta la salvezza.
Non di meno siamo esortati a indirizzare la nostra ricerca verso i saggi della chiesa e non i sapienti (sotto il profilo della cultura umana). In altre parole, dobbiamo essere così umili da mettere in pratica i consigli selezionando dapprima il consigliere e, quindi, l’utilità dei contenuti. Questi devono riflettere la volontà di Dio ed essere conformi alla Parola di Dio. C’è grande responsabilità nel dare il consiglio ma ci vuole discernimento nel metterlo in pratica. A volte da queste scelte dipende l’esito delle nostre battaglie
Proverbi 24:6
Infatti, con sagge direttive potrai condurre bene la guerra, e la vittoria sta nel gran numero dei consiglieri.
Alcuni si rovinano tenendo conto del proprio stato d’animo piuttosto ciò che è giusto e vero.
La stolta decisione di Roboamo causò una duplice reazione del popolo: Una storica scissione; uno strappo che dura sino ai giorni nostri.
La scissione di Israele.
Geroboamo (ne parleremo nei prossimi capitoli), vissuto in esilio in Egitto sino alla morte di Salomone, ritorna in Israele e approfittando della fragilità politica di Roboamo e delle sue scelte incaute, si candida nuovamente a capo dei malcontenti. Ben dieci tribù si alleano a Geroboamo, solo la tribù di Beniamino rimane fedele a Giuda e al re Roboamo; purtroppo il latte è stato versato e la situazione è divenuta irreversibile. Questi conflitti intestinali inducono i due protagonisti a scontrarsi in battaglia, scongiurata grazie all’intervento di Dio (cap. 12:24). Israele è diviso: Il regno di Giuda con a capo Roboamo e il regno di Israele guidato da Gerobomo, proclamato re a larghi di consensi dal popolo.
Le chiese si dividono quando il popolo si allontana dalla presenza di Dio. Questa era la condizione generale di Israele già sotto il regno di Salomone. Il popolo era interessato più alle agiatezze, frutto della misericordia di Dio, piuttosto che adorare la Sua persona. Anche oggi assistiamo tali manifestazioni. Si tende a cercare la “creazione” piuttosto che il “Creatore”. Quando gli interessi personali primeggiano ci si allontana dalla Fonte della Vita dando libero sfogo al carattere umano e alle diversità di vedute. L’unità è in pericolo, minacciata, distorta; col tempo nascono le contese, i partiti, le prese di posizione, i compromessi, le sètte, la divisione.
Ebrei 12:15
“… vigilando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia e molti di voi ne siano contagiati”.
Le abominazioni di Giuda
E, quando Dio è assente sono guai! Nel cap. 14:22-27 leggiamo l’abominio (sentimento di disprezzo, di rifiuto. Condizione di vergogna di mancanza di dignità) di un popolo che si lasciò andare a una tale depravazione spirituale e idolatria al punto da provocare il Signore a gelosia. Sisac, re d’Egitto, marciò contro Gerusalemme depredandola e devastandola.
Il credente dovrebbe onestamente domandarsi l’origine delle sue continue afflizioni. Dovrebbe interrogarsi della mancata risposta positiva di Dio ai propri problemi. Spesse volte le difficoltà nascono a seguito dell’allontanamento da Dio che ci induce a fare scelte sbagliate e a peccare. Il peccato non riconosciuto, non confessato e non perdonato ristabilisce quel velo d’ombra che separa da Dio. Cristo è venuto per eliminare la cortina che ci separava da Dio. Il nostro peccato volontario la ristabilisce.
Ebrei 10:19-21
Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel luogo santissimo per mezzo del sangue di Gesú, per quella via nuova e vivente che egli ha inaugurata per noi attraverso la cortina, vale a dire la sua carne, e avendo noi un grande sacerdote sopra la casa di Dio”.
Per tutti i diciassette anni di regno ci fu guerra tra Roboamo e Geroboamo. Il re di Giuda lascia in eredità alla storia una cattiva testimonianza; lo ricordiamo come un re scellerato, poco saggio e idolatra.
Tutti noi, prima o poi, lasceremo un testamento virtuale ai posteri. Cosa vi leggeranno le generazioni a seguire? Forse non si ricorderanno i nostri nomi ma le nostre opere avranno determinato le fondamenta della loro fede. Quale responsabilità per ciascuno di noi che dovremo dar conto a Dio.
1 Corinzi 3:10-17
“… ma ciascuno badi a come vi costruisce sopra; poiché nessuno può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesú. Ora, se uno costruisce su questo fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia, l’opera di ognuno sarà messa in luce; perché il giorno di Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un fuoco; e il fuoco proverà quale sia l’opera di ciascuno. Se l’opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà ricompensa; se l’opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso sarà salvo; però come attraverso il fuoco. Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi”.
Possa lo Spirito Santo vegliare sulla nostra anima, mente e spirito consigliandoci e guidandoci in tutta la verità.
Pastore Raffaele Lucano