Il credente nella società – 04) Il ruolo del credente nella Chiesa

Nella chiesa primitiva di Antiochia osserviamo la presenza di profeti e dottori (insegnanti). Ciò ci porta a riflettere che nel corpo del Signore non siamo mai abbastanza! Con la guida dello Spirito Santo, dovremmo sostenere i nostri conduttori, pregando per loro ed alleggerendoli di quei compiti pratici all’interno della chiesa: far visita agli ammalati, disporsi per passare a prendere le sorelle, assistenza alle agapi ecc… I credenti che hanno i doni di governo sono coloro che, guidati da Dio, amministrano le attività della chiesa. Questo perché non è possibile e non è giusto che ogni credente svolga tutti i servizi, è Dio a scegliere e a qualificare alcuni cristiani per svolgere particolari compiti. Ovviamente il Signore utilizzerà quanti si dispongono e gli ubbidiscono!  “Gli anziani che tengono bene la presidenza, siano reputati degni di doppio onore specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell’insegnamento. Infatti, la scrittura dice: Non mettere la museruola al bue che trebbia; e: “L’operaio è degno del suo salario” (I Timoteo 5:17-18). Nella chiesa del primo secolo, gli anziani o presbyterol, non erano certamente quei fratelli “vecchi di età”, ma coloro che avevano una solida esperienza e presiedevano alle attività della comunità locale, da non confondere con chi guidava il culto. Nel libro degli Atti e nelle epistole possiamo evidenziare una molteplicità di anziani, alcuni di loro erano dedicati alla predicazione e all’insegnamento della Parola, mentre altri si occupavano della parte amministrativa e dei vari compiti della comunità. Ai giorni nostri questa doppia figura è racchiusa nella persona del pastore. Degni di “doppio onore” è riferito alla “duplice funzione” degli anziani svolta nella chiesa. A costoro quindi doveva essere riconosciuto oltre al doppio onore, la doppia stima e il doppio sostentamento. “Non sapete che quelli che fanno il servizio sacro mangiano ciò che è offerto nel tempio? E che coloro che attendono all’altare, hanno parte dell’altare? Similmente, il Signore ha ordinato che coloro che annunziano il vangelo vivano del vangelo. Io però non ho fatto alcun uso di questi diritti, e non ho scritto questo perché si faccia così a mio riguardo; poiché preferirei morire, anziché vedere qualcuno rendere vano il mio vanto” (I Corinzi 9:13-15). L’Apostolo Paolo non beneficiò di questi diritti per se stesso, ma il suo insegnamento alle chiese era comunque in sintonia con quanto Gesù stesso predicava tanto da citare le sue parole in Matteo 10:10: “l’operaio è degno del suo nutrimento”, “Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze” (Ecclesiaste 9-10). Le chiese testamentarie versavano in condizioni economiche disagiate, i lavori erano umili, non esistevano assistenze sociali e spesso mancavano i beni di prima necessità; apprendiamo dagli scritti, che il comportamento della fratellanza del primo secolo era dettato dalla convinzione che il ritorno di Cristo fosse imminente, ad esempio, molti di coloro che avevano dei possedimenti, li vendevano per mettere il ricavato al servizio dei fratelli. Con il passare degli anni e la propagazione del Vangelo si cercò di mettere ordine e di sostenere quei ministri che si dedicavano completamente all’opera di Dio. Oggi, grazie a Dio, il numero dei fedeli è cresciuto e alcuni pastori hanno abbandonato il lavoro secolare per seguire la chiamata del Signore. Ovviamente ciò ha comportato dei problemi logistici e si è cercato di sopperire con piccole sovvenzioni a livello nazionale e comunitario, perché come sta scritto: “la messe è grande e gli operai sono pochi” (Matteo 9:37). Perciò, chi più può, più aiuti la comunità e quanti si dedicano ad essa, altrimenti, l’opera del Signore può essere compromessa in quei luoghi dove scarseggia la sensibilità per il bisogno di sostenere i conduttori spirituali e le diverse attività della comunità. “Ubbidite ai vostri conduttori e sottomettetevi a loro, perché essi vegliano per le vostre anime come chi deve rendere conto, affinché facciano questo con gioia e non sospirando perché ciò non vi sarebbe di alcuna utilità” (Ebrei 13-17). Nella parte finale dell’epistola agli Ebrei, lo scrittore esprime un caldo invito: “ubbidite ai vostri conduttori”. Perciò i credenti sono esortati a sottomettersi ai propri conduttori, perché essi hanno delle grandi responsabilità. “Loro vegliano per le vostre anime, come chi ha da rendere conto”. Da queste parole si deduce quanto peso portano i conduttori per le anime delle comunità a cui Dio li ha posti come sentinelle. Soltanto il Signore conosce le loro notti insonni ed il dolore profondo che provano mentre “vegliano” per il bene di quanti gli sono stati affidati. Tale ubbidienza condurrà i credenti a maturità spirituale e nel giorno del giudizio delle loro opere, sarà la gioia di tutti quelli che hanno servito con amore la Chiesa. Dunque non facciamo parte di una chiesa, perché siamo presenti a tutte le riunioni di culto o frequentiamo degli studi biblici, oppure andiamo alle scuole domenicali o perché apparteniamo ad una religione o magari per essere figli di credenti. Solo se abbiamo accettato personalmente Gesù come Salvatore e Signore della nostra vita e di conseguenza siamo rigenerati dall’opera dello Spirito Santo, allora saremo parte attiva della comunità. I conduttori dal canto loro, sono sottomessi all’Autorità, perché devono “rendere conto” del loro operato principalmente a Dio. Preghiamo per loro perché essi sono maggiormente esposti alle insidie del nemico.

Considerazioni finali “Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui per essere anche glorificati con lui” (Romani 8:17). Il Signore non fa distinzioni o usa canali preferenziali, tutti siamo importanti per Lui e ugualmente tutti siamo utili per la Sua opera. Egli ci ha fatto grazia di essere parte con Lui di uno stesso corpo e abbiamo il dovere di concorrere al suo sviluppo in modo funzionale senza attriti e sotto il controllo del Signore. Certo, potremo commettere errori, ma per il nostro bene prima di tutto, e poi per quello dei fratelli, ubbidiamo alla voce dello Spirito Santo, sottomettiamoci alla sua volontà per compiere la missione per cui siamo stati chiamati: Portare nel mondo “la Buona Novella”. Tre elementi sono essenziali per essere in armonia con il corpo di Cristo. Tutti noi siamo responsabili gli uni verso gli altri, perciò dobbiamo incoraggiare i più deboli e chi soffre. Curarli ed aiutarli nella loro crescita spirituale, affinché imparino ad essere forti. Ricevere dall’alto i doni spirituali e metterli al servizio della comunità per edificare, crescere ed insieme lavorare per proclamare l’Evangelo al fine di sconfiggere ogni opera diabolica. Dobbiamo riconoscere l’autorità dei nostri conduttori spirituali perché essi sono stati chiamati dal Signore stesso e lavorano per il nostro bene. Siamo sottomessi senza disprezzarli, ma onorandoli collaborando con loro e preoccupandoci anche delle loro necessità.

dalle Amiche di Naomi

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