Cosa offriamo a Dio?

483x302

Genesi 4:1-15   Caino ed Abele

L’aspetto che colpisce maggiormente in questo passo è, senz’altro, l’atroce violenza dimostrata da Caino nei confronti del fratello, l’estremo atto guidato da un odio incontrollato seguito da nessun pentimento, che lo portò ad un esilio per tutta la sua vita.

Andiamo però ad indagare le cause di questo odio di Caino. La Bibbia dice che Dio non gradì la sua offerta, mentre guardò con favore quella di Abele.

Analizziamo i fatti.

Caino era un contadino e Abele un pastore, entrambi offrirono a Dio due sacrifici differente l’uno dall’altro: rispettivamente i prodotti della terra e un capo di bestiame.

Immaginiamo per un momento la vita dei due uomini. Caino lavorava la terra e ogni giorno faticava e si dava da fare per ottenere dei risultati e, con costanza e devozione, questi arrivavano. Abele invece, doveva semplicemente portare al pascolo il gregge e badare ad esso. Perciò, umanamente parlando, ci viene da pensare che siccome Caino svolgeva il lavoro più faticoso, la sua offerta sarebbe stata gradita maggiormente, dato che gli era costato caro, diversamente da Abele.

Allora perché Dio non gradì Caino?

  • Poca fede.

Dalle parole che Dio gli rivolge, si evince che da parte di Caino emergeva poca fede in ciò che faceva. Il suo cuore non era rivolto a Dio, il suo non era un sacrificio sincero, perché nel suo cuore non c’era la giusta devozione, il giusto amore nei confronti di Dio. Questo Dio lo sapeva, vedeva che il suo cuore era malvagio, non puro e sincero.

  • Volontà egocentrica.

Probabilmente Caino guardava più al suo duro lavoro, probabilmente gli “costava” troppo perché, alla fine dei conti, lui aveva faticato per ottenere quei risultati, gli appartenevano di diritto, no? Evidentemente quel sacrificio significava per lui una rinuncia troppo grande, troppo onerosa.

  • Anteponeva l’ingiustizia.

La Parola di Dio dice che Caino aveva pensieri negativi e Dio lo avvisa chiaramente, per metterlo in guardia, dandogli la possibilità di evitare quel tragico evento.

Perciò egli “fece tanto per fare”, perché doveva, probabilmente sapeva che era la cosa giusta, era buono e lo fece. Ma come? A quale prezzo?

A questo si riferisce il verso che troviamo in 1 Samuele 16:7 “…infatti il signore non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l’uomo guarda all’apparenza, ma Dio guarda al cuore”. L’offerta di Caino poteva sembrare bella, abbondante e frutto di duro lavoro, ma Dio guardava al suo cuore corrotto.

Riportiamo ai giorni nostri: ci costa troppo offrire qualcosa a Dio? A questo si riferisce l’apostolo Paolo con l’espressione “sacrificio vivente”, perché è ciò che dobbiamo fare noi. Oggi siamo sotto la grazia e non sono più necessarie offerte di questo tipo, perché Uno, Gesù, ha già pagato una volta per tutti. E se Gesù avesse anteposto sè stesso? Oggi non saremmo qui. Prendiamo quel sacrificio perfetto come esempio, perché è questo che siamo chiamati a fare, offrire la nostra vita servendo Dio, ma facendo attenzione a mantenere sempre il nostro cuore in comunione con Dio, senza mai perdere di vista il motivo per cui operiamo e serviamo. L’offerta di Abele venne apprezzata perché egli offrì il meglio di ciò che aveva, le primizie di ciò che possedeva, infatti scelse con attenzione l’animale da sacrificare, prendendo il migliore.

E noi? Quando facciamo qualcosa, che essa sia pregare o leggere o servire in qualunque campo, se è per abitudine e non in modo sincero ma, con la mente e il cuore altrove, anteponendo noi stessi e i nostri impegni, a cosa vale? Vediamo da questo passo che non vale a nulla.

Quando ci approcciamo alla lettura della Bibbia pensando già al dopo, a ciò che dobbiamo fare dopo, rischiando di farlo in modo sbrigativo e superficiale, non serve a nulla, perché non riceviamo niente.

Offriamo a Dio il meglio, le primizie, il massimo che possiamo dare, del nostro tempo, delle nostre energie e del nostro cuore. Usiamo il tempo che abbiamo in modo proficuo alla nostra anima, perché è ciò che ci fa del bene!

E la buona notizia è che non è mai troppo tardi!

Perché oggi è il tempo della grazia, non è tardi per tornare a Dio. Grazie al sacrificio di Gesù possiamo oggi accedere al luogo santissimo ed avere comunione personale con Dio. Guardiamo alla croce. Da veri credenti e veri cristiani dovremmo dare la giusta e santa priorità a Dio, perché è essenziale per la nostra vita; usiamo il tempo a disposizione per il bene, cerchiamo prima il Regno di Dio e non avremo bisogno di affannarci di nulla perché tutto il resto ci verrà dato in più.

Davide L.

Lascia un commento