Il credente nella società – 08) Ricevere la rivelazione divina

Fin dalle prime pagine della Bibbia troviamo traccia del conflitto fra fede e incredulità. I ricorrenti mormorii del popolo di Dio e le cadute nell’idolatria sono conseguenze dell’incredulità.

 

Scetticismo e incredulità “Essi vieteranno il matrimonio e ordineranno di astenersi da cibi che Dio ha creati perché quelli che credono e hanno ben conosciuto la verità ne usino con rendimento di grazie. Infatti, tutto quel che Dio ha creato è buono; e nulla è da respingere, se usato con rendimento di grazie” (I Timoteo 4:3-4). Mentre la fede crede a tutto quello che Dio ha voluto rivelare per mezzo delle Scritture e si attiene ed essa, lo scetticismo e l’incredulità spingono l’uomo a cercare oltre le Scritture e a respingere le Sue verità.

 

Quando mentre evangelizziamo ci viene chiesto qual è la nostra religione, ci preoccupiamo di spiegare che non abbiamo una religione, bensì una fede. La religione è, infatti, una modalità di mettere in collegamento l’uomo con il divino, fondata su insegnamento, credenze e comportamenti umani.  La fede è invece la completa rivelazione degli insegnamenti della Parola, della dottrina cristiana. Quando dichiariamo di avere fede, testimoniamo di credere soltanto nelle Scritture senza aggiungere, togliere, manipolare i testi sacri. Nei versi presi in analisi Paolo avvisa perentoriamente Timoteo che sarebbe arrivato un momento nel quale alcuni non avrebbero più accettato volentieri la dottrina e si sarebbero sviati dalla verità attirati da insegnamenti piacevoli e affascinanti. Maestri senza scrupoli, spesso buoni conoscitori delle Scritture, non vanno frontalmente contro la Bibbia, piuttosto le utilizzano manipolandole per confermare le loro idee, a soddisfazione di nuove curiosità e desideri. Paolo desidera fortemente mettere in risalto la connessione pericolosa tra la volontà di presentare le false dottrine e l’inclinazione dell’uditorio ad ascoltarle, che in taluni casi risulta essere fatale. Lo Spirito Santo ci tiene al riparo da questo pericolo, in quanto, senza perdere la necessaria umiltà di fronte a Dio, ci rende capaci di discernere i veri insegnamenti da quelli falsi. Nondimeno, facciamo tesoro dell’esempio dei credenti di Berea che si confrontavano sempre con le Scritture “esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così.” (Atti 17:11). E’ necessario studiare tutta la Bibbia considerando il piano di Dio nel suo insieme, badando al contesto storico e grammaticale dello scritto. Non possiamo permetterci di dare un significato alle Scritture diverso da quello che ci comunica lo Spirito Santo, piuttosto sottometterci e ubbidire a esso. “Carissimi, questa è già la seconda lettera che vi scrivo; e in entrambe io tengo desta la vostra mente sincera facendo appello alla vostra memoria, perché vi ricordiate le parole già dette dai santi profeti, e il comandamento del Signore e Salvatore trasmessovi dai vostri apostoli. Sappiate questo, prima di tutto: che negli ultimi giorni verranno schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo i propri desideri peccaminosi e diranno: Dov’è la promessa della sua venuta? Perché dal giorno in cui i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano come dal principio della creazione” (II Pietro 3:1-4). La maggioranza degli abitanti della nostra nazione si dichiara cristiana, tuttavia davvero pochi conoscono le Scritture e le leggono regolarmente. Questo è uno dei motivi principali per i quali trovano terreno fertile e proliferano alcune sette che propongono dottrine solo apparentemente scritturali. Da questo, deriva la denigrazione della fede, di una fede, in realtà, non conosciuta. Pietro porta la nostra attenzione su una pericolosa domanda: “dov’è la promessa della Sua venuta?”. Tale quesito sottende la negazione stessa del piano di Dio e del Suo intervento personale e soprannaturale nella Storia, evidenza narrata in tutte le Scritture. I denigratori sostengono che le leggi naturali e scientifiche sono sufficienti a spiegare la natura e la storia dell’umanità, ignorando che Dio è intervenuto creando il mondo e le sue leggi, creando l’uomo, dandogli la Sua Parola, e soprattutto inviando Suo figlio a sacrificarsi per noi e a risorgere per la nostra giustificazione. I continui interventi di Dio nella storia dell’uomo ci garantisce che continuerà a farlo e che manderà nuovamente Gesù sulla terra, portando a compimento il Suo piano.

L’umanesimo materialista Infatti, quelli che sono secondo la carne, pensano alle cose della carne; invece quelli che sono secondo lo Spirito, pensano alle cose dello Spirito. Ma ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace; infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo; e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio” (Romani 8:5-8). Con questi versetti Paolo mette a confronto gli obiettivi cristiani proposti dallo Spirito Santo e quelli proposti dall’umanesimo materialista e profano. Un efficace esempio di una persona che pur non negando l’esistenza di Dio non gli dà il posto adatto nella propria vita e nei propri pensieri è Esaù, che rinunciò alla primogenitura e alle benedizioni divine per soddisfare un piacere momentaneo.

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