Sino a questo punto la fatica dell’Apostolo era concentrata a “riparare le brecce” che si erano create nelle chiese, ora punta a costruire e a edificare.
Riflessione: Come saggi architetti, i ministri di Dio devono individuare i punti pericolanti dell’edificio e provvedere alla loro restaurazione, dopo di che devono riprendere a costruire, a volte anche sulle macerie.
L’Apostolo, dopo aver dedicato ampio spazio all’esortazione dei servi (vescovi e diaconi), ora chiama in causa tutti i protagonisti di quest’opera (e non semplici spettatori), responsabilizzandoli, ciascuno per la propria parte. Inizia con:
TITO: La particella avversativa “ma”, diretta alla persona di Tito è molto significativa. Essa potrebbe sostituirsi a “benché, nonostante, sebbene”, ovvero è un richiamo ad elevarsi dal generale qualunquismo del carattere e passioni umane, evidenziando impegno nella predicazione della sana dottrina unito ad un sano comportamento di integrità spirituale. La stessa esortazione sarà rivolta anche a Timoteo (2° Tim. cap. 3:14 e 4:5) e coinvolge direttamente ogni credente. Tito doveva continuare a “tagliare rettamente” la Parola nonostante le circostanze avverse ed il generale malcostume.
Riflessione: Non vi sia alcun servo di Dio che voglia nascondersi dietro alle debolezze per alimentare il peccato. Egli non può e non deve scendere a compromessi con il peccato del popolo a scapito della verità (confronta Aronne ed il vitello d’oro). Egli deve essere costante nel compito assegnatogli da Gesù anche a costo di risultare impopolare agli occhi delle persone. Egli deve camminare ricevendo l’approvazione da Dio e … da coloro che sono sulla via della santificazione.
ANZIANI, (di età anagrafica ma soprattutto di anni di esperienza di fede), ovvero coloro che dovrebbero essere una “biblioteca di saggezza e di esperienze”. Devono mostrare
- Sobrietà, moderazione nel comportamento; morigerato, riflessivo, grave. Un modello da attirare rispetto, un esempio da imitare. Le donne anziane non siano frivole mostrando un atteggiamento superficiale nel parlare, nel vestire per apparire ciò che non sono.
- Dignità … cristiana. Nobiltà di ciò che rappresenta la sua persona. Persona equilibrata; considerazione e rispetto di sé nei sentimenti e nel portamento.
- Assennati, accorti, semplici ma prudenti. Maturi e capaci di ministrare i privilegi divini con responsabilità. Capaci di dominare i propri istinti (eccessi nelle parole e atteggiamenti).
- Sani nella fede, ovvero non contaminarsi con lo spirito del mondo. La Parola deve essere al centro delle proprie azioni e pensieri. Capaci di praticare e ministrare la giustizia, fondata su tutta la Parola.
- Capaci di amare, rinunciando al proprio interesse per il bene altrui, capaci di esercitare la disciplina con amore, sempre con l’intento di edificare.
- Pazienti, tolleranti, longanimi, trattando i fratelli con gentilezza. Sensibili alle esigenze altrui, evitando eccessi d’ira e parole offensive che producono cruccio e rotture relazionali (Efesini 4:31) Sia tolta via da voi ogni amarezza, ogni cruccio ed ira e clamore e parola offensiva con ogni sorta di malignità.
Riflessione: L’anziano nella chiesa è una risorsa di grande valore. Egli dovrà mettere a disposizione la sua maturità ed esperienza per incoraggiare i più giovani a perseverare. Dovrà essere come un “padre” pronto a suggerire la parola giusta per il giovane, incoraggiandolo nel servizio. Egli deve fare in modo di non lasciare un vuoto quando sarà chiamato alla Casa del Padre. Progressivamente e con delicatezza deve lasciare il posto a quanti devono continuare l’opera. Essi saranno ricordati per le loro buone opere e per il “segno” che avranno lasciato nella storia della comunità.
Le stesse raccomandazioni sono rivolte alle donne (sorelle in Cristo) che devono manifestare:
- Un comportamento convenevole a santità (1 Timoteo 2:9), non solamente per apparire “sante” ma esserlo in ogni circostanza e situazione della giornata. Sottomesse alla Parola, non contenziose, attente all’abbigliamento (convenevole significa appropriato alla persona e al luogo).
- Un parlare non maldicente e maestre di ciò che è buono (Efesi 4:29). Dire male di una persona non edifica né chi parla né chi ascolta. Non solo, svalorizza l’opera dello Spirito santo. La maldicenza diffusa evidenzia una carenza della chiesa a danno della testimonianza. Il fine ultimo non è solo la difesa della nostra reputazione ma non dare adito al mondo di sprezzare la Parola di Dio (v. 5) (Giacomo 4:11) Non parlate gli uni contro gli altri, fratelli. Chi parla contro un fratello, o giudica suo fratello, parla contro la legge e giudica la legge. Ora, se tu giudichi la legge, non sei un osservatore della legge, ma un giudice.
- Capacità di incoraggiare le giovani ad essere esempio di buone e devote mogli e madri, in modo particolare in questi tempi in cui non si riconoscono più i ruoli famigliari. Nella Bibbia, traduzione Riveduta e Nuova Riveduta, la parola “moglie” ricorre 360 volte mentre nella Diodati ben 381 volte, come a dar enfasi a questa figura fondamentale per l’equilibrio e l’armonia famigliare. Le sorelle anziane devono occuparsi di trasmettere alle giovani questi valori e hanno anche il compito di portare al Signore i propri figli. Soggette ai mariti per scelta e non per dovere.
Riflessione: Succede, talvolta, che nel corso degli anni si perda lo zelo del primo amore per Cristo e, progressivamente, si ritorna a desiderare usanze e sistemi mondani, soprattutto una forte attrazione per la moda. Stranamente, ne sono più suscettibili le sorelle più anziane, le quali consapevoli del loro svigorimento, tendono a modificare la loro immagine a danno della testimonianza. Una donna cristiana deve saper adeguarsi, maturare nello spirito in misura alla propria età, senza voler apparire diversa da ciò che è (questo è un sintomo dello spirito del mondo (2 Pietro 2:20).
GIOVANI, L’esortazione prende spunto dalla giovane età di Tito. Egli doveva essere l’esempio per i giovani Cretesi nella consacrazione e nel seguire gli insegnamenti degli anziani con saggezza ed integrità affinché, là dove il diavolo, l’avversario, volesse calunniare l’opera dello Spirito Santo, rimanga confuso in quanto privo di motivi fondati di cattive opere (Giobbe 2:3).
SERVI, (dipendenti, operai, impiegati, subalterni). Essi devono mostrare sottomissione (rispetto delle regole e dell’ordine aziendale) ai propri datori di lavoro, onorandoli e a non derubarli nel tempo e nel denaro. Devono essere leali ed impegnati nelle loro mansioni anche quando “il capo” è assente (Efesini 6:6-7) … non servendo all’occhio come per piacere agli uomini, ma, come servi di Cristo, facendo il voler di Dio d’animo; servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini. Anche in questo caso il fine ultimo è l’onore (la testimonianza) che si deve alla dottrina di Dio.
L’Apostolo è consapevole dell’impossibilità per l’uomo naturale mostrare tale elevazione morale ed etica ma è altresì conscio che è possibile quando realizziamo la grazia di Dio in noi (v. 11). Tale grazia ci ammaestra a rinunciare alle nostre passioni al fine di vivere una vita di santificazione (Filippesi 4:12-13), sorretti dalla speranza che presto andremo col Signore e potremo riposare dalle nostre fatiche. Ancora una volta l’Apostolo ci esorta a guardare all’opera di Gesù, morto per presentarci al Padre santi, puri e senza alcuna macchia. Tali ci vede il Padre in virtù del Suo sacrificio; possa essere la Sua Chiesa degna e conforme a quest’opera di grazia.
Riflessione: “Voi siete il sale della terra e la luce del mondo”, ci esorta Gesù. La chiesa comprende il significato spirituale e beneficia di tale privilegio, ma non è sufficiente. Dobbiamo mettere in pratica questa virtù. Proprio a motivo di questa alta vocazione ed elezione morale e spirituale, siamo altresì altamente responsabili, sapendo che se il sale diventa insipido o il lume vien posto sotto il moggio (termine antico di unità di misura degli aridi che sta a significare, per estensione, “botte, mastello”), non servono a nulla. Da cosa possiamo capire se siamo veramente sale e/o luce? Dal nostro comportamento.
L’Apostolo conclude questa sezione invitando il giovane Tito ad esercitare la massima autorità contro il disordine, consacrandosi nell’insegnamento e nell’esortazione utilizzando, se necessaria, la riprensione. Nessuno doveva arrogarsi la licenza di sprezzare la sua autorità, non solo per rispetto alla persona (seppur giovane) ma soprattutto per ciò che rappresentava (I Timoteo 5:17) Gli anziani che tengono bene la presidenza, siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che faticano nella predicazione e nell’insegnamento.
Moggio ai tempi dell’antica Roma. Unità di misura di capacità delle granaglie.