Nata di nuovo

IMG_9051La mia vita prima di conoscere il Signore è stata un vero fallimento. Fin da piccola i miei genitori mi hanno cresciuto con dei sani principi e mi hanno circondata d’amore, ma sia nella mia vita sia in quella della mia famiglia, Dio non era presente. Crescendo, come tutti gli adolescenti, cominciai ad avere le mie idee, mi ribellavo all’educazione dei miei genitori e spesso ero costretta ad ubbidire forzatamente. Fu cosi che molto presto, all’età di diciassette anni mi sposai e a diciotto ebbi il mio primo figlio. Ero felice e pensavo, cosi, di aver ottenuto la mia tanta agognata libertà. Ben presto però mi accorsi che la responsabilità di condurre la famiglia e di curare mio figlio mi aveva appesantito ancor di più.

La gioia di servire il Signore

pastoreFin dalla mia adolescenza ero attratto dai valori durevoli e profondi. A 21 anni, deluso dalle esperienze vissute nella ricerca di valori umani accettabili, acconsentii, dietro invito di mio padre, convertito all’Evangelo da pochi anni, a visitare un missionario cristiano inglese. Questi, con parole semplici ma toccanti, mi convinsero a considerare seriamente il mio rapporto con Dio. Mi avvicinai, così, alla chiesa cristiana evangelica pentecostale, nel tentativo di conseguire qualcosa che potesse finalmente soddisfare il mio desiderio di pace. Il primo miracolo che  realizzai  fu il profondo e disinteressato amore che Dio nutre per i suoi figliuoli. Incominciai a cercarLo e ad essere riconoscente per avermi amato al punto di donare il suo Figliuolo Gesù a morire sulla croce. Egli voleva salvarmi nonostante la mia passata ribellione. Realizzai la nuova nascita e ricevetti il dono del battesimo nello Spirito Santo. L’entusiasmo per queste prime esperienze mi indusse a rendermi disponibile per il servizio al Signore, il quale ascoltò la mia richiesta e mi chiamò al ministero, sin dal primo anno di conversione. Ripieno di zelo ma non di conoscenza, mi resi conto che era necessaria un’adeguata preparazione spirituale. Iniziai muovere i primi passi con una serie di esperienze che segnarono profondamente il corso della mia vita. Imparai che era necessario porre Dio al primo posto sino a “morire a me stesso”, fui messo alla prova per questo e, a motivo della mia scarsa conoscenza della Parola di Dio, feci amare esperienze religiose. Alcuni brani della Bibbia divennero per me ostacoli insormontabili, in particolare i versi contenuti in Atti 4:32-37.

La pace nei nostri cuori

“Vi lascio la pace, vi do la mia pace, io non vi do come il mondo vi da’. il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti”(Giovanni 14:27)

In una società in cui preoccupazioni, problemi finanziari, malattie terminali, disoccupazione, lutti, ci portano ad essere scoraggiati, come possiamo realizzare questo versetto nella nostra vita? Se Dio non è presente in noi, è impossibile realizzare questo tipo di pace. La pace che Dio mette nei nostri cuori non è una pace che deriva dal nostro stato d’animo,quando tutto funziona alla perfezione, bensì è una pace che rimane nei nostri cuori anche quando siamo afflitti da molte preoccupazioni. Questa pace dipende dalla fiducia che riponiamo in Dio.

Fidati di Dio

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dalla predicazione del 24 Gennaio 2010

Lettura da Salmo 27:1-14

Spesso sentiamo dire “fin che c’è vita c’è speranza!” In realtà dobbiamo dire “fin che c’è speranza c’è vita!” (che vita sarebbe senza speranza) per trovare incoraggiamento e fondare la nostra speranza in Dio. Per poter meglio comprendere, è necessario inquadrare storicamente questo salmo. Davide, uomo secondo il cuore di Dio, fu valoroso guerriero e buon re per quarant’anni, ma fu un riprovevole genitore e non ebbe successi familiari. E’ condiviso da molti commentatori che Davide scrisse questo salmo in un momento di particolare angoscia per la situazione famigliare in cui si era venuto a trovare: Absalom, suo terzogenito, consapevole che il regno sarebbe spettato a Salomone, ordì un “colpo di stato” ai danni del re Davide. Dio, infatti, aveva già scelto Salomone. La gelosia di Absalom, anch’egli capace e valoroso, si tramuta ben presto in odio, dimenticandosi del primo comandamento con promessa “Onora tuo padre e tua madre” (Esodo 20:12), e costringe il re a fuggire con un piccolo esercito di uomini fidati.

Mano nella mano con Lui cammino

maenoeditoCercando di ripercorrere la mia vita a ritroso, mi sono accorta di quanto Dio è rimasto fedele a quelle che sono le Sue promesse descritte nella Bibbia. Dio non mi ha mai abbandonata, neanche per un momento e, giorno dopo giorno, realizzo il Suo amore reale e tangibile, fondamentale per la mia esistenza. In un mondo dove regna odio, rancore e tradimento, io riscopro l’amore, quello perfetto, sublime, vero, l’amore di Dio. Ho avuto il privilegio di nascere in una famiglia cristiana; i miei genitori mi hanno inculcato il timore dell’Eterno e fin da bambina ho conosciuto Gesù, quale figlio di Dio, Gesù che si è donato per salvare anche me. Tramite l’amore dei miei genitori ho conosciuto l’amore di Gesù, tenero e prezioso. Sin da piccola ho avuto la consapevolezza che le storie che i miei mi raccontavano non fossero storie inventate, ma fatti accaduti realmente e che avevano cambiato la vita delle persone donando un senso alla vita stessa. Ho trascorso parte della mia esistenza al riparo, lontana da quelli che sono i veri problemi che sconvolgono la vita.

L’amore paziente di Dio

piedini

dalla predicazione del 17 Gennaio 2010

Lettura da Esodo 8:1-15

Ad una prima lettura, la domanda che, subitanea, ci viene alla mente è: “Perché Dio tollera il comportamento di Faraone? Perché non lo costringe ad accettare subito le proprie condizioni per la liberazione del popolo d’Israele?” Perché Dio è Creatore e nel Suo cuore non c’è l’idea di distruggere; per questo offre a Faraone per ben dieci volte la possibilità di ravvedersi. Dio non è dunque in ritardo, bensì esercita la pazienza. Noi attendiamo il Suo ritorno, tuttavia Egli ci prolunga l’attesa, in quanto è Suo desiderio che l’Evangelo sia promulgato per invitare tutto il mondo a ravvedimento. Dobbiamo prendere esempio dalla pazienza di Dio e cercare di farla nostra: è buono dunque mostrare tolleranza verso il peccatore, pur tuttavia non collaborare con lui nel peccato. Dobbiamo combattere lo spirito di peccato e non condannare il peccatore. Non meno importante è il tono con il quale ci rivolgiamo ai fratelli e più in generale al nostro prossimo. 

Fiducia

bimbomani“Ho posto la mia fiducia in Dio, non temero’, che cosa mi puo’ fare l’uomo?”(Salmo 56:11)

Cosa significa fiducia? Di chi bisogna aver fiducia? L’uomo tradisce? E se si perché? E Dio? Queste sono domande che ognuno di noi almeno una volta nella vita si è posto. Ma che cos’è la fiducia? La parola fiducia significa avere un atteggiamento verso gli altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie
possibilità e che generalmente genera un sentimento di sicurezza e tranquillità. La vita quotidiana ci porta a relazionarci, in ogni momento, in famiglia, con gli amici, sul lavoro. Ma possiamo veramente fidarci del nostro prossimo? Possiamo confidarci? Possiamo mettere a parte l’altro dei nostri pensieri più nascosti? Delle nostre paure? Dei nostri sentimenti più profondi? Delle nostre insicurezze? Possiamo essere certi che le nostre confidenze non saranno tradite? Che queste non saranno abusate o travisate a nostro danno? La natura dell’uomo è fallace e spesso, si trova ad interpretare il ruolo di vittima o carnefice nel gioco della vita, nel tentativo di perseguire il proprio interesse. Ma allora di chi fidarsi?

Essere al servizio di Dio

vassellaio“quanto a me e alla casa mia, serviremo il Signore” (Giosuè 24:15)

Quando Giosuè (successore di Mosè) disse queste parole, era arrivato alla fine del suo servizio a Dio. Oggi noi diremmo che era arrivato alla pensione ma lui rimase un fedele servitore fino alla fine, infatti non si limitò a congedarsi dal popolo d’Israele, ma lo radunò attorno a sé e ricordò loro quello che l’Eterno aveva fatto durante i quarant’anni nel deserto: di come li salvò dagli Egiziani, come li dissetò e come li sfamò, ma soprattutto ricordò loro di come i loro padri rinnegarono Dio e si inginocchiarono davanti agli idoli, e quanto, loro stessi, avessero peccato contro Dio. Quando Giosuè prese la decisione di servire l’Eterno, il popolo d’Israele lo seguì, ponendolo di fronte alle responsabilità:

Naomi… Una nuova speranza

sufragetteIl libro di Ruth presenta la storia di due donne, una suocera ed una nuora. Sebbene questo tipo di rapporto, proverbialmente sembri difficile, queste due persone unirono la loro vita in un legame spirituale e di affetto sincero che lasciò un segno profondo nella storia d’Israele. Naomi è una donna amareggiata, rimasta vedova, sola in terra straniera. Ogni sua speranza è persa, ogni fonte persa. Il suo spirito è afflitto, la sua condizione disperata. I figli di Dio non saranno mai disperati, ci potranno essere momento difficili, tempi di 
carenza di benedizioni, mancanza di abbondanza, ma Dio si ricorda sempre del Suo popolo. In seguito anche i due figli morirono e Naomi, rimasta con le due nuore. Desiderò tornare nel suo luogo d’origine. “Partì dunque con le sue due nuore dal luogo dove era stata e si mise in cammino per tornare nel paese di Giuda” (Ruth 1:7) Come Naomi ti senti afflitta dalle circostanze della vita? Come Naomi ti senti scoraggiata o tentata di pensare che Dio ti abbia abbandonata invece di benedirti? Come Naomi i senti come una calamita che attira tutti i metalli, così tu con tutti i tuoi problemi? Questo messaggio è per te, il libro di Ruth è un messaggio per la tua vita. La Scrittura ci dice che Naomi, insieme alle nuore, raggiunse il confine della Giudea e dovette prendere una decisione.

Il barbiere e Dio

senza titolo2Un tizio si reca da un barbiere per farsi tagliare i capelli e radere la barba.Appena il barbiere comincia a lavorare, iniziano ad avere una buona conversazione. Parlano di tante cose e di vari argomenti. Quando alla fine toccano l’argomento Dio, il barbiere dice: “Io non credo che Dio esista.” “Perché dice questo?” chiede il cliente. “Beh, basta uscire per strada per rendersi conto che Dio non esiste. Mi dica, se Dio esistesse, ci sarebbero così tante persone malate? Ci sarebbero bambini abbandonati? Se Dio esistesse, non ci sarebbero più sofferenza né dolore. Io non posso immaginare che un Dio amorevole permetta tutte queste cose.” Il cliente pensa per un momento, ma non replica perché non vuole iniziare una discussione. Il barbiere finisce il suo lavoro ed il cliente lascia il negozio. Appena dopo aver lasciato il negozio del barbiere, vede un uomo in strada con dei capelli lunghi, annodati e con la barba sfatta. Sembrava sporco e trasandato. Il cliente torna indietro ed entra di nuovo nel negozio del barbiere e gli dice: “La sa una cosa? I barbieri non esistono.”