Il giorno dopo una bella carrozza attraverso i miseri campi dello scozzese; ne scese un gentiluomo elegantemente vestito che si presentò come il padre del ragazzo che Fleming aveva salvato: “Vorrei ripagarvi” gli disse il gentiluomo “avete salvato la vita di mio figlio.” “Non posso accettare un pagamento per quello che ho fatto.” Replicò il contadino scozzese rifiutando l’offerta. In quel momento, il figlio del contadino si affacciò alla porta della loro casupola. “E’ vostro figlio?” chiese il gentiluomo. “Si” rispose il padre orgoglioso. “Vi propongo un patto: lasciate che provveda a dargli lo stesso livello di educazione che avrà mio figlio. Se il ragazzo assomiglia al padre, non c’è dubbio che diventerà un uomo di cui entrambi andremo orgogliosi.” E così accadde. Fleming era un povero contadino scozzese. Un giorno, mentre stava lavorando, sentì un grido d’aiuto venire da una palude vicina. Immediatamente lasciò i propri attrezzi e corse alla palude. Lì, bloccato fino alla cintola nella melma nerastra, c’era un ragazzino terrorizzato che urlava e cercava di liberarsi. Il fattore Fleming salvò il ragazzo da quella che avrebbe potuto essere una morte lenta e orribile.
Scritti
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Una fede non finta

dalla predicazione del 07 Aprile 2010
Lettura da II Timoteo 1:5
L’Apostolo Paolo incontra questa benedetta famiglia in una città licaonica (Derba o Listra) in Asia Minore, da lui visitata nel corso del suo primo viaggio missionario. Egli sentì parlare in modo favorevole del giovane Timoteo e volle portarlo con sé, da quel momento divenne un valido aiuto e tenace combattente cristiano nelle lotte spirituali di Paolo. L’Apostolo manifesta grande stima per la mamma Eunice e per la nonna Loide perchè vede nel giovaneTimoteo il frutto della loro costanza e fede in Dio. Queste due donne erano d’origine giudaica e (non si sa per quale motivo) si trovavano in Asia.
La puntura dell’ape
Una famiglia in vacanza viaggiava in auto, con i finestrini abbassati, godendosi la brezza di una giornata di sole.
All’improvviso, una grande ape nera sfrecciò attraverso il finestrino aperto, cominciando a ronzare. La figlioletta, allergica alle punture d’ape cercò, terrorizzata, di nascondersi rannicchiandosi sul sedile posteriore. Se fosse stata punta, infatti, sarebbe morta in meno di un’ora.
“Oh papà” gemette, “è un’ape! Sta per pungermi!”.
Il padre fermò l’auto e cerò di catturare l’insetto. Ronzando verso di lui, l’ape andò a sbattere contro il parabrezza, ed il padre riuscì ad intrappolarla nel suo pugno. Tenendola nella sua mano chiusa, egli attendeva l’inevitabile puntura. L’ape, infatti, lo punse e, mosso dalla comprensibile sofferenza, aprendo la mano, permise all’insetto di volare nuovamente all’interno dell’abitacolo.
L’esame di un missionario
Alle tre di un freddo mattino, un candidato missionario si presentò alla porta dell’esaminatore. Lo s’introdusse nello studio, dove attese fino alle otto per il colloquio. Un uomo anziano, si presentò, dunque, per fargli delle domande.
“Sai scrivere?” “Si!” rispose il missionario.
“Allora scrivi: pane.” Egli lo scrisse.
“Conosci i numeri?” “Si!”
“Quanto fa due per due?” “Quattro!”
“Splendido!”, disse l’anziano, “Credo che tu abbia superato l’esame; ci vediamo domani, davanti alla commissione.”
L’amico eccellente
dalla predicazione del 31 Marzo 2010
Lettura da Giovanni 15:13-15
Servitori fedeli

L’universalmente noto racconto delle nozze di Cana, presenta il primo evidente miracolo di Gesù: quello in cui trasforma l’acqua in vino! Abbiamo anche noi bisogno di potenti manifestazioni per credere? “Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Giovanni 20-29). I personaggi principali di questo brano sono Gesù e Maria, sua madre. Tuttavia, vogliamo puntare la nostra attenzione su delle comparse, o meglio su delle “apparenti” comparse: i servitori.Utilizziamo, infatti, questo testo, per parlare di servizio, di qualità e durata del servizio, di ubbidienza, dunque, nel servizio. E’ necessario fare una premessa: dalla lettura evinciamo che Gesù è ad una festa, non è votato all’eremitaggio, non è prettamente un religioso a se stante.Gesù è gioia e felicità.La nostra felicità non dipende dalle circostanze, bensì dalla nostra fede. Lodiamo Dio non solo per ciò che fa nella nostra vita, bensì e soprattutto per chi Egli è!Ad una lettura superficiale il miracolo di trasformazione dell’acqua in vino, ci pare minore, rispetto alla guarigione del cieco Bartimeo (Marco 10:46-52) oppure rispetto addirittura alla resurrezione di Lazzaro (Giovanni 11:1-45).
Fate tutto quello che vi dirà

Siate riconciliati con Dio

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. E tutto questo viene da Dio che ci ha riconciliati con sé per mezzo di Cristo e ci ha affidato il ministero della riconciliazione. Infatti Dio era in Cristo nel riconciliare con sé il mondo, non imputando agli uomini le loro colpe, e ha messo in noi la parola della riconciliazione. Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: siate riconciliati con Dio. Colui che non ha conosciuto peccato, egli lo ha fatto diventare peccato per noi, affinché noi diventassimo giustizia di Dio in lui.”(II° Corinzi 5:17-21)
Almeno una volta nella vita, a tutti noi è certamente capitato di subire un torto. Umanamente, siamo portati a mostrare il comportamento che riflette il nostro carattere: se siamo deboli, saremo portati a “lasciar correre”, se invece siamo forti, il nostro intento sarà quello di far valere, ad ogni costo, la nostra “legittima” posizione.
Difficile…ma possibile!
“a quanti sono in Roma, amati da Dio, chiamati ad essere santi…”(Romani 1:7)
Ogni credente che abbia fatto un’esperienza profonda con Dio, è stato chiamato da Lui. Dio ci ha scelto per uno scopo preciso: Egli ci ha posto in una posizione privilegiata: noi siamo un corpo di re e sacerdoti, una nazione santa d’uomini che sono stati redenti; Cristo è il nostro Re. Siamo il popolo di Dio, la Sua proprietà particolare. Ecco perché “chiamati ad essere santi” come Lui è Santo. Il Signore vuole che noi riflettiamo seriamente intorno a noi ed alla Sua santità, perché Egli ha posto il Suo amore in noi. Sono nato di nuovo? Sono stato riscattato dal sacrificio di Gesù? Amo veramente Gesù? Allora sono uno degli “amati da Dio, chiamati ad essere santo”. Questo richiamo alla santità, ci sprona ad un impegno coerente per vivere la fede secondo l’Evangelo; ciò non è facile. Non sapremo mai quanto siamo cattivi fino a quando non cercheremo di essere buoni. Non scopriremo mai quanto siamo egoisti fino a quando non ci sforzeremo di essere altruisti.
La gioia del Signore è la vera ricchezza
Molti, oggigiorno, cercano la gioia nelle ricchezze e nel benessere, pensando che se avessero un bel conto in banca ed una buona salute fisica sarebbero felici. Il più delle volte ciò non corrisponde alla realtà; infatti, ci sono persone che hanno tutto questo, ma sono ugualmente infelici. Dove e come è possibile trovare la vera gioia? In Nehemia 8:10 è scritto “la gioia del Signore è la vostra forza”, quindi la vera gioia risiede in Dio che possiamo realizzare attraverso Suo Figlio Gesù. Dio stesso é intervenuto in favore dell’uomo e ha dato al Suo popolo un mezzo per avere salvezza. Come Gesù ci ha raggiunto ed amati, allo stesso modo Egli desidera che noi ci approssimiamo ed amiamo quanti sono intorno a noi per aiutarli a raggiungere la vera gioia. Lo notiamo nell’Antico Testamento: Il disubbidiente popolo d’Israele si lamentò e Dio, per richiamarlo, parlò a Mosè il quale fece un serpente di rame ed avveniva che chiunque fosse morso da un serpente, guardando il serpente di rame era guarito.